Cocaina, eroina, hashish e marijuana da distribuire nel territorio di “pertinenza”. Partite di droga concordate al telefono e cedute grazie all’utilizzo di corrieri e pusher attivi in varie zone della Puglia.
Due anni di indagini coordinate dalla D.D.A. di Lecce per scardinare un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Questo il quadro che emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con cui il GIP di Lecce ha disposto il carcere per 11 indagati e concesso i domiciliari per altre 10 persone accusate di traffico di droga.
I rilevi degli inquirenti avrebbero consentito di smantellare un sistema standardizzato di spaccio nella zona del tarantino. Tra i capi d’accusa contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare risulterebbe anche un sistema di sostegno per i detenuti alle dipendenze di alcuni membri della famiglia Leone, accusati di essere a capo dell’associazione nella provincia ionica.
La casata sarebbe capitanata da Vincenzo e Cosimo Leone, ritenuti “molto attivi nel mercato della vendita di sostanza stupefacente”. Figure centrali nell’organizzazione, con contatti illeciti anche nella provincia di Brindisi, sede di riferimento per il recepimento delle sostanze illecite.
Vincenzo Leone, in particolare, avrebbe svolto il ruolo di “promotore ed organizzatore dell’associazione” dal 2022, data di scarcerazione dell’indagato. Come sottolineato dagli investigatori, avrebbe preso in mano le redini delle attività criminose della famiglia, coadiuvato da collaboratori e corrieri, pur trovandosi ai domiciliari.
L’arresto di Gianpiero Battista nell’agosto del 2022, trovato in possesso di un ingente quantitativo di cocaina, avrebbe consentito agli inquirenti di constatare il ruolo attivo svolto dal Leone nello spaccio di droga. Battista avrebbe inoltre beneficiato di un sistema di “mantenimento” nel corso della sua detenzione, riconosciuto dalla famiglia del rione Salinella ai detenuti-collaboratori.
Il pagamento delle spese legali da parte del Leone, secondo gli investigatori, sarebbe riconducibile al ruolo dell’arrestato nell’organizzazione. Non solo: cibo e soldi per provvedere al sostentamento del Battista in carcere. Pagamenti dettati, stando alle carte processuali, dalla “sua partecipazione all’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti”.
Un rapporto di dipendenza testimoniato anche dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti, sulle cui basi si poggia la decisione del GIP di disporre la misura cautelare del carcere per Vincenzo Leone.
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