I sindacati dei tassisti non sono contrari all’aumento delle licenze, come spesso accusato. Anzi, sottolineano che tale decisione spetta ai comuni e che incrementi sono già in corso a Roma, Milano e Bologna. Tuttavia, chiedono che i piccoli paesi non rilascino licenze indiscriminatamente, che finiscono poi per operare illegalmente nelle metropoli.
Nonostante lo sciopero del 21 maggio, i sindacati denunciano la mancanza di convocazioni dal governo. Per questo motivo, hanno indetto un nuovo sciopero nazionale di 48 ore per il 5 e 6 giugno. Le sigle sindacali, tra cui Ugl taxi, Federtaxi Cisal e Unica taxi Cgil, spiegano che la protesta è contro l’abusivismo e per la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche.
I sindacati criticano il rilascio di autorizzazioni di noleggio in regioni come la Calabria, usate poi a Roma o Milano, impedendo una corretta gestione locale delle licenze. Tale fenomeno, amplificato dalle piattaforme digitali, aggrava la concorrenza sleale nel settore.
Secondo i sindacalisti, il governo deve riaprire il dialogo per definire regole chiare contro l’abusivismo. Sottolineano che i taxi sono un servizio pubblico regolamentato, a differenza di Uber, che varia i prezzi in base alla domanda tramite algoritmi.
I tassisti chiedono l’implementazione del Registro Elettronico Nazionale (REN) per monitorare le autorizzazioni. Non sono contrari all’aumento delle licenze: Roma ha già inserito 450 doppie guide e presto pubblicherà un nuovo bando, Milano ha già un bando per 450 licenze e Bologna seguirà a breve.
Assoutenti critica lo sciopero, considerandolo contro i cittadini, e chiede di precettare i tassisti. Massimiliano Doma dell’Unione nazionale consumatori propone l’abolizione dei vincoli tra tassisti e NCC. Andrea Romano di MuoverSì prevede che presto saranno i passeggeri a scioperare, cercando alternative a un servizio considerato obsoleto.
Infine, Deborah Bergamini e Maurizio Gasparri di Forza Italia sottolineano l’importanza del confronto con le rappresentanze, ritenendolo indispensabile.
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