Taranto, vertenza Arsenale: ‘Disattesi impegni assunti dal Ministero’

Durante l’iniziativa tenuta all’Arsenale Militare Marittimo di Taranto, sono stati affrontati temi cruciali riguardanti la riduzione dei costi delle esternalizzazioni, l’autonomia manutentiva del Ministero della Difesa e la salvaguardia dell’indotto locale, al fine di evitare la delocalizzazione delle attività a favore della grande industria. Si è discusso anche dell’importanza di fornire risposte occupazionali che favoriscano la crescita economica e sociale del territorio.

Tutto ciò dovrebbe essere realizzato attraverso piani straordinari di assunzioni, considerando che l’attuale forza lavoro nella città jonica, che ospita ben 18 siti della Marina Militare, si è più che dimezzata e continuerà a diminuire nei prossimi due anni a causa dei pensionamenti.

Nel 2023 furono banditi corsi-concorsi solo per l’Arsenale di Taranto per acquisire 315 assistenti tecnici, un numero comunque insufficiente rispetto alle esigenze dello stabilimento. Tuttavia, a causa di test di ammissione mal calibrati, circa la metà delle posizioni non venne coperta. In risposta alle proteste della FP CGIL e di tutte le rappresentanze sindacali, il Ministero si impegnò a recuperare le professionalità non acquisite, prevedendo un incremento dei posti da mettere a concorso in tutta Italia.

Purtroppo, nel concorso per i 1.000 assistenti tecnici per il Ministero della Difesa, appena bandito, sembra che per la Puglia siano riservati solo circa 80 posti, un numero che non copre il fabbisogno regionale, né tantomeno quello di Taranto e del suo Arsenale, che ha ancora bisogno di recuperare i 150 tecnici non acquisiti nel precedente bando.

La FP CGIL Taranto sottolinea che il problema non è solo legato alle assunzioni, ma riguarda anche la progressiva perdita di capacità di supporto alle operazioni delle forze armate, con le quali il personale civile lavora quotidianamente in sinergia per servizi di assistenza e manutenzione. La Marina Militare, con la diminuzione del personale, rischia di perdere autonomia operativa e competenze professionali difficili da reperire all’esterno, compromettendo attività essenziali come la manutenzione di periscopi, salvagenti, impianti missilistici e interventi di disinquinamento.

Questa perdita di competenze non solo non consente di contenere i costi manutentivi, ma rischia di rendere la Marina ostaggio della grande industria, riducendo le opportunità di lavoro per l’indotto locale e i livelli occupazionali dell’area jonica, con possibili ripercussioni sulla sicurezza del Paese, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico.

La FP CGIL Taranto rileva ancora una volta come vengano tradite le aspettative di una città che ha dato tanto al Ministero della Difesa, contribuendo allo sviluppo economico e sociale del Paese. I giovani si sentono nuovamente traditi e le promesse si rivelano vane.

La FP CGIL Taranto continuerà a chiedere sicurezza per la Nazione e lavoro: perché la democrazia e lo stato sociale si fondano sul lavoro.

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