Le commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno soppresso l’articolo 21 del decreto Milleproroghe che spostava inizialmente 575 milioni di euro del patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria alle bonifiche dei siti inquinati ai futuri impianti di decarbonizzazione nel siderurgico di Taranto. Lo riferisce all’AGI il deputato tarantino Giovanni Vianello del Gruppo Alternativa. “Volevano sottrarre con l’articolo 21 i fondi delle bonifiche delle ‘aree escluse’ dell’ex Ilva di Taranto per destinarli alla continuità produttiva del siderurgico – afferma -. Le risorse economiche sequestrate ai Riva tornano alle bonifiche”.Il voto è avvenuto intorno alle 2.40. “Il nostro emendamento soppressivo dell’articolo 21 – afferma – è stato approvato contro la volontà del Governo e della relatrice della Lega Nord.” Vianello parla di “sconfitta” del Governo.
“Tutti i partiti – prosegue Vianello – hanno votato per la soppressione dell’articolo 21, solo la Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno votato conformemente al parere del Governo”. “Il Governo su diversi emendamenti è andato sotto durante le votazioni di questa notte ma quello sull’Ilva é stata la situazione più eclatante” conclude Vianello. La stesura originaria dell’articolo 21 del Milleproroghe aveva previsto il trasferimento di 575 milioni del patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria – proprietaria degli impianti siderurgici – dalle bonifiche dei siti inquinati, in capo alla stessa Ilva, ai nuovi impianti per la decarbonizzazione della produzione dell’acciaio a Taranto. I fondi del patrimonio destinato vengono dal miliardo di euro che gli industriali siderurgici Riva, ex proprietari e gestori dell’Ilva prima del commissariamento pubblico del 2013, hanno fatto rientrare anni addietro in Italia dall’estero a seguito di un’azione della Procura di Milano e del Governo. Contro questo spostamento di fondi, diversi emendamenti soppressivi dell’articolo 21 sono stati presentati da gruppi di parlamentari della stessa maggioranza di Governo, Pd, M5S, Forza Italia, Italia Viva, oltrechè da deputati del Gruppo Misto e da Altermativa. I parlamentari, pur evidenziando l’importanza della decarbonizzazione ai fini della riduzione dell’impatto ambientale, hanno però chiesto che questa non avvenisse a discapito delle bonifiche ugualmente prioritarie. Inoltre, contro il trasferimento dei fondi a gennaio ci sono state proteste a Taranto, città dove gli stessi fondi sono destinati ad essere spesi nella bonifica di tutte le aree rimaste a Ilva in amministrazione straordinarie (discariche, cave, terreni, collinette ecologiche del rione Tamburi: 18 in tutto, di cui 3 sotto sequestro) e non cedute, a novembre 2018, al gestore privato ArcelorMittal. Il gruppo ex Ilva ora è gestito dalla società Acciaierie d’Italia di cui è partner lo Stato con Invitalia.
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