Nella mattinata di giovedì 18 gennaio, all’ufficio protocollo del Comune di Taranto è stata la mozione di sfiducia contro il sindaco Rinaldo Melucci dopo il raggiungimento delle tredici firme necessarie per poterne discutere in Consiglio comunale.
L’iniziativa è partita dai consiglieri civici Luigi Abbate (Taranto senza Ilva) e Massimo Battista (Una città per cambiare Taranto), che sono stati entrambi candidati sindaco alle amministrative del giugno 2022. Poi hanno aderito i partiti e movimenti di centrodestra (FdI, Lega, Svolta Liberale e Forza Italia), il consigliere di Europa Verde, due del Pd e, infine, il consigliere del Gruppo Misto Gianni Liviano. Quest’ultimo era stato eletto da indipendente nella lista del Pd, di cui era diventato anche capogruppo prima di lasciare l’incarico e di passare al gruppo misto. E’ stato anche consigliere e assessore regionale.
La discussione della mozione potrà essere calendarizzata in un periodo compreso tra i 10 e i 30 giorni. Il consiglio comunale di Taranto è composto da 32 consiglieri (oltre al sindaco) e dunque servono 17 voti per ottenere la maggioranza assoluta necessaria. Nel caso in cui la mozione di sfiducia fosse approvata si determinerebbe lo scioglimento anticipato del consiglio comunale e se questo avvenisse entro il 24 febbraio i tarantini potrebbero tornare al voto già nel prossimo giugno.
Le fibrillazioni nella coalizione erano sorte in seguito alla decisione di Melucci di allargare la maggioranza a Italia Viva, partito a cui egli stesso aveva aderito dopo aver abbandonato del Pd e dal quale si è sospeso pochi giorni dopo.
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