Biglietti del luna park erano utilizzati, secondo gli inquirenti, come contributo del presunto ‘patto elettorale’ in occasione delle elezioni amministrative dell’ottobre 2021 al Comune di Statte (Taranto), al centro dell’inchiesta della Dda di Lecce sfociata oggi nell’esecuzione di 29 ordinanze di custodia cautelare da parte della Guardia di finanza.
Gli undici degli arrestati, tutti condotti in carcere, rispondono di scambio elettorale politico mafioso. Si tratta del sindaco Francesco Andrioli (che fu eletto con il 74,98% delle preferenze), degli assessori (eletti consiglieri comunali) Ivan Orlando e Marianna Simeone, del fratello di quest’ultima, Francesco Simeone, ritenuto organico alla presunta associazione di tipo mafioso, del presunto capoclan Davide Sudoso, del pregiudicato Giulio Modeo, del dirigente della società partecipata Kyma Ambiente di Taranto Lucio Rocco Scalera (già coinvolto nell’inchiesta sulle parcelle d’oro e sul concorso sospetto) e di altri tre indagati, Giorgio Simeone, Antonio Marzella e Giovanni Pulito.
Gli assessori Ivan Orlando e Marianna Simeone erano candidati al consiglio comunale con la lista “Uniti per Statte” a supporto della candidatura a sindaco di Andrioli. I tre politici, secondo l’accusa, avrebbero accettato la promessa di Davide Sudoso di procurare voti, anche avvalendosi di modalità mafiose.
Lo stesso Sudoso, secondo le ipotesi degli inquirenti, attraverso emissari avrebbe ottenuto in cambio da Orlando somme di denaro, da Andrioli e Marianna Simeone buoni pasto e buoni carburante, tramite un’associazione, da elargire ai potenziali elettori in misura proporzionale al numero di voti garantiti.
Il sindaco Andrioli, sempre secondo le contestazioni dell’accusa, si sarebbe reso disponibile “a soddisfare le esigenze dell’associazione”: per esempio, favorire il rilascio di autorizzazioni per l’occupazione di suolo pubblico alle attività commerciali riconducibili a Sudoso, ma formalmente intestate ad altri, o promettendo l’assegnazione di lavori pubblici a uno degli indagati.
Pulito e Marzella avrebbero avuto il compito di facilitare gli incontri fra Sudoso e Andrioli e di raccogliere i voti secondo le indicazioni del capoclan. Il dirigente amministrativo di Kyma Ambiente Taranto, Rocco Lucio Scalera, invece, avrebbe avuto il compito, per il tramite del dipendente della società partecipata Angelo Laneve, non solo di raccogliere voti ma anche di gestire i rapporti e le comunicazioni fra Andrioli e il pregiudicato Giulio Modeo.
Questo, sostengono gli inquirenti, per evitare che Andrioli, durante la campagna elettorale, potesse essere visto e fotografato con un esponente della famiglia Modeo, protagonista della guerra di mala a Taranto negli anni Ottanta e primi anni Novanta.
Il dirigente Scalera avrebbe inoltre promesso a Giulio Modeo di essere assunto nella società partecipata in occasione del bando del 27 agosto 2020 di selezione pubblica per l’assunzione a tempo indeterminato di 41 operatori ecologici. Una promessa che gli inquirenti interpretano sia come “ricompensa – è scritto nel capo d’imputazione – del sostegno elettorale a favore di Andrioli” che per “restituire” a Modeo “il favore per favorire l’appoggio elettorale ricevuto in occasione delle elezioni amministrative regionali indette per il settembre 2020 a cui il fratello Antonio Paolo Scalera (La Puglia domani, ndr), partecipava in qualità di candidato consigliere regionale , risultando eletto anche a seguito di ricorso al Tar”. Il consigliere regionale non è indagato.
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