Lo Stato proroga il contratto con ArcelorMittal su Acciaierie d’Italia, dandosi altri due anni per acquisire la partecipazione di maggioranza del gruppo nato per dare un futuro all’ex Ilva. La scadenza fissata per domani perché Invitalia ne ottenesse il controllo definitivo, salendo dall’attuale 38% al 60% del capitale e il versamento di 680 milioni di euro per acquistare gli asset oggi in affitto, sarà prorogata al 31 maggio del 2024, con uno spostamento in avanti di due anni. Una mossa che vedrà confermati i vertici, con la guida affidata a Franco Bernabé e Lucia Morselli, ma che lascia interdetti i sindacati, ancora una volta preoccupati per il destino industriale del gruppo e ambientale del territorio. L’accordo non sarebbe ancora stato ufficialmente firmato, ma l’intesa, a quanto si apprende, sarebbe già chiusa. Tanto che ad anticiparla è stato in qualche modo il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, venerdì scorso, in visita a Genova. “Il contratto tra governo e Mittal verrà prorogato, in alcune parti ci saranno delle modifiche rese necessarie dalle nuove circostanze, ma l’impianto è quello”, aveva spiegato il ministro. I sindacati però sono scettici. “Come è possibile accettare che si passi da un accordo che prevedeva una richiesta di dissequestro un anno prima rispetto ai termini previsti dall’Aia, con previsione di vendita, a una proroga di due anni fatta in silenzio, che lascia tutta inalterata l’incertezza attuale e fa slittare la maggioranza di Invitalia. – dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm – Siamo di fronte a un atto incosciente da parte dello Stato che continua a perseverare con atti incomprensibili”. Secondo il sindacalista “è impossibile reggere altri due anni in queste condizioni, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione e una produzione al minimo”. Con il mancato dissequestro degli impianti dell’area a caldo, spiegano il segretario generale della Fim Roberto Benaglia e il responsabile Siderurgia Valerio D’Alò, resta in piedi una della clausole sospensive. Da qui sarebbe dunque maturata la decisione – che “continua a lasciare sul campo incertezza” – di prorogare il contratto. “Abbiamo bisogno che questo periodo che abbiamo davanti porti concretamente a più investimenti, più produzione e meno cassa integrazione. – affermano i due rappresentanti dei lavoratori – Avere oggi a che fare con una situazione di cassa integrazione straordinaria senza un accordo sindacale è una lacuna che va assolutamente colmata”.
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