Il dissalatore di Taranto è conforme ai criteri della Tassonomia UE e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) non si è mai opposto né al progetto né alla desalinizzazione in generale. Lo evidenzia una nota l’Acquedotto Pugliese in risposta al Comitato per la difesa del territorio ionico, in cui ribadisce il no e propone alternative. AQP sottolinea che la desalinizzazione è indicata dallo stesso CNR come una “importante alternativa” per affrontare la crisi idrica.
Nel rapporto Siccità, scarsità e crisi idriche, il CNR riconosce la necessità di diversificare le fonti idriche, citando la Puglia come esempio di regione che, a causa della progressiva riduzione degli acquiferi costieri, sta investendo nella dissalazione per migliorare la resilienza del sistema idrico. In particolare, il fiume Tara viene considerato idoneo alla tecnologia dell’osmosi inversa grazie alla bassa concentrazione di solidi totali disciolti, facilitando lo smaltimento delle salamoie in mare.
Il dissalatore di Taranto è stato autorizzato dopo un rigoroso iter tecnico e ambientale. La salamoia prodotta avrà una concentrazione inferiore rispetto all’acqua marina, il fabbisogno energetico sarà interamente coperto da fonti rinnovabili e non saranno necessarie nuove opere sul fiume, poiché verranno utilizzate le prese esistenti. Inoltre, sarà garantito un deflusso ecologico costante, secondo un modello già applicato in 200 fiumi italiani e validato dall’ISPRA.
Investimenti e riduzione delle perdite idriche
Il dissalatore è solo una delle azioni messe in campo per migliorare la gestione delle risorse idriche in Puglia. Grazie a interventi mirati, dal 2009 l’Acquedotto Pugliese (AQP) ha ridotto i prelievi di circa 100 milioni di metri cubi all’anno, evitando interruzioni di servizio nel 2024, anno segnato da siccità e razionamenti in altre regioni del Sud. Attualmente, sono in corso lavori su 1.300 chilometri di rete per un investimento complessivo di circa 800 milioni di euro, con cantieri attivi anche a Taranto.
Contrariamente a quanto spesso riportato, la dispersione idrica in Puglia non raggiunge il 50%. Secondo il censimento Istat 2024, basato su dati del 2022, il tasso di perdite è del 40,7%, inferiore alla media nazionale (42,4%) e nettamente più basso rispetto al Sud Italia (50,5%). Con gli interventi in corso, AQP prevede di ridurre le perdite al 32,7% entro il 2028, avvicinandosi ai livelli delle regioni più virtuose d’Italia.
La Puglia all’avanguardia nel riuso delle acque
La regione è leader in Italia nel riuso delle acque reflue trattate. Dal 2009, AQP ha adeguato 41 depuratori per il recupero delle acque a fini irrigui, con una capacità attuale di 60 milioni di metri cubi. Entro il 2028, il numero salirà a 75 impianti, per un potenziale di 131 milioni di metri cubi d’acqua riutilizzabile.
Il dissalatore di Taranto si inserisce in questa strategia complessiva, contribuendo a rendere più autonomi e resilienti Taranto e l’arco ionico salentino, attualmente serviti da un’unica linea di approvvigionamento extraregionale.
Cos’è la Tassonomia UE?
La Tassonomia UE è un sistema di classificazione introdotto dal Regolamento 2020/852 per identificare le attività economiche sostenibili. Fa parte del Green Deal europeo ed è uno strumento chiave per la finanza sostenibile.
Obiettivi principali:
• Stabilire criteri chiari per definire le attività sostenibili;
• Prevenire dichiarazioni fuorvianti sulle iniziative “green”;
• Orientare gli investimenti verso la transizione ecologica.
Un’attività è considerata sostenibile se contribuisce a uno o più dei seguenti obiettivi ambientali senza danneggiarne altri:
1. Mitigazione dei cambiamenti climatici;
2. Adattamento ai cambiamenti climatici;
3. Uso sostenibile delle risorse idriche e marine;
4. Economia circolare;
5. Prevenzione e riduzione dell’inquinamento;
6. Protezione della biodiversità.
Il dissalatore di Taranto rientra in questo quadro, garantendo sostenibilità ambientale e sicurezza idrica per il futuro della regione.
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