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Stellantis, tra annunci e dubbi: sindacati e politica chiedono certezze

Durante l’audizione davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato, John Elkann ha confermato che Stellantis investirà circa due miliardi di euro nel 2025 e acquisterà sei miliardi di euro di forniture da aziende italiane. Il piano prevede il consolidamento degli stabilimenti nazionali con piattaforme multi-energia (Stla Small, Medium e Large), già in funzione a Melfi e Cassino, e la prosecuzione della produzione di veicoli commerciali leggeri ad Atessa.

Palombella (Uilm): “A oggi, solo annunci”

Nonostante le rassicurazioni, i sindacati restano scettici. Rocco Palombella, segretario generale Uilm, ha espresso forte preoccupazione: «A oggi abbiamo solo annunci. I nuovi modelli non arriveranno prima della fine del 2025 o addirittura nel 2026. È necessario riportare in Italia la produzione di marchi storici come Lancia e Alfa Romeo, oggi realizzati all’estero». Palombella ha anche lanciato la proposta di un polo del lusso Ferrari-Maserati per rilanciare il marchio modenese e salvaguardare centinaia di posti di lavoro.

La politica: “Settore danneggiato da scelte sbagliate”

Fratelli d’Italia, tramite il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami e il responsabile Attività produttive Gianluca Caramanna, ha riconosciuto la disponibilità di Elkann, ma ha invitato alla cautela: «Il settore è stato danneggiato da scelte sbagliate e da una transizione green troppo ideologica. Ora serve concretezza e rispetto degli impegni». Il presidente della Commissione Industria al Senato, Luca De Carlo (FdI), ha aggiunto: «Accogliamo con fiducia le dichiarazioni di Stellantis, ma rimaniamo in attesa di fatti concreti. Servono investimenti reali e piani produttivi dettagliati».

La crisi dell’indotto

A preoccupare è anche la situazione dell’indotto, come sottolineato dalla senatrice Paola Ambrogio (FdI): «Le aziende collegate al comparto automotive sono in forte sofferenza. Stellantis deve garantire non solo nuovi modelli ma anche la sopravvivenza di queste realtà che rischiano di chiudere senza un piano chiaro».

L’intervento del Governo

Il Governo, tramite il ministro Urso, ha già portato a Bruxelles un “non paper” per sospendere le sanzioni sulle emissioni alle case automobilistiche, ritenute penalizzanti per la competitività europea. L’obiettivo è difendere la filiera produttiva nazionale e permettere alle imprese italiane di competere ad armi pari.

Il futuro dell’automotive italiano resta in bilico.

Tra promesse industriali, ritardi nell’implementazione e una transizione ecologica da ripensare, sindacati e politica chiedono che il tempo delle parole lasci spazio ai fatti. La produzione deve ripartire, e l’industria italiana dell’auto ha bisogno di risposte rapide e concrete per evitare di essere travolta dalla crisi.

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