MELFI – Il futuro dell’automotive e dell’indotto in Basilicata è incerto. Per questo la Cgil di Potenza, insieme alla categorie Fiom, Filt, Filcams e Nidil, ha organizzato un presidio unitario davanti ai cancelli Stellantis di Melfi per rompere il silenzio su una vertenza che coinvolge anche l’indotto e i lavoratori indiretti, come logistica e servizi (pulizia e mensa), di tutta l’area industriale di Melfi. Al presidio sono intervenuti diversi lavoratori e lavoratrici, oltre alla segretaria generale della Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita e ai segretari generali della Cgil Basilicata e della Camera del Lavoro di Potenza, Fernando Mega e Vincenzo Esposito.
Le decisioni del gruppo Stellantis stanno di fatto producendo lo smantellamento di uno dei siti produttivi più importanti dell’Italia e del Mezzogiorno, disattendendo gli accordi del 25 giugno 2021 sulla produzione di nuovi quattro modelli elettrici e la tenuta occupazionale dell’area industriale di Melfi. Le ricadute, in termini occupazionali e di condizioni di lavoro, non sono soltanto sui dipendenti diretti di Stellantis, ma anche sull’indotto, sulla componentistica, sulla logistica, sui servizi (pulizia e mensa), con riduzione del personale, precariato e uso massiccio degli ammortizzatori sociali. Le continue fermate produttive e gli ormai 2000 incentivi all’esodo, ai quali si aggiungono i 650 lavoratori in trasferta obbligata, sono un segnale preoccupante. Di fatto si sta procedendo allo smantellamento produttivo e occupazionale a colpi di trasferte, incentivi all’esodo – che altro non sono che licenziamenti mascherati – e contratti di solidarietà.
La capacità produttiva degli impianti dello stabilimento Fca Melfi era nel 2014 di circa 1500 vetture al giorno, il livello occupazionale di 7000 lavoratrici e lavoratori. Oggi si è scesi ad una capacità produttiva giornaliera di 1200 vetture al giorno e con un livello occupazionale di circa 6000 lavoratrici e lavoratori. È in corso l’utilizzo del contratto di solidarietà che terminerà nel prossimo mese di agosto. L’accordo del 25 giugno 2021 ha previsto la transizione della produzione da vetture con motore endotermico a 4 vetture elettriche. Nell’accordo è stato definito l’utilizzo del contratto di solidarietà per fronteggiare la transizione tecnologica ed ecologica, la modifica di impianti per la produzione di 4 modelli di auto elettrica che dovrebbero cubare all’incirca la stessa produttività e quindi la garanzia della tenuta occupazionale di tutta l’area industriale che comprende anche tutte le aziende della componentistica. A oggi non si ha traccia dell’impegno industriale che Stellantis ha tenuto con le organizzazioni sindacali. Chi resta in Stellantis vede peggiorare di giorno in giorno la propria condizione di lavoro con un appesantimento dei carichi: si cancellano le pause, si cambiano i turni e gli orari da un giorno all’altro, peggiorando le condizioni di salute e sicurezza, tutto per garantire la massima efficienza a Stellantis.
Passando all’indotto e agli indiretti la situazione non migliora. Sono già 300 i lavoratori precari che in tutta l’area industriale a oggi hanno perso il posto di lavoro. Si abbassa la contrattazione sui salari e non ci sono commesse per l’acquisizione delle nuove produzioni elettriche. Per quanto riguarda i servizi di pulizie, dal 2021 c’è stato un taglio di circa 44 lavoratori in somministrazione e staff leasing, con la conseguente attivazione della cassa integrazione guadagni ordinaria (emergenza Covid-19) al 50% per circa per 183 lavoratori che fino a settembre 2022 hanno usufruito di ammortizzatori sociali “ordinari”. Il 13 ottobre 2022 in Confindustria è stato sottoscritto un “contratto di solidarietà difensivo” per 162 lavoratori che scadrà il prossimo 15 luglio. Stessa cosa vale per i lavoratori della mensa. Le aziende della logistica di San Nicola di Melfi stanno vivendo un periodo di crisi con esuberi strutturali dovute a una riduzione delle commesse da parte di Stellantis. La situazione è stata tamponata con contratti di solidarietà ma in alcune aziende gli esuberi strutturali superano il 70% e le stesse non hanno certezza di riprendere le commesse con i nuovi modelli previsti. Si teme che la riduzione della forza lavoro in Stellantis sia arginata dall’internalizzazione delle lavorazioni nella logistica, lasciando il settore completamente privo di commesse e mettendo in ginocchio l’intero comparto.
Il rischio di una crisi devastante sull’economia e sulla vita delle persone di tutta la regione sta diventando una dura realtà. La Cgil non starà a guardare e chiede alla politica, alle istituzioni regionali e nazionali, alle imprese e a Stellantis, di rompere il silenzio perché si possa frenare un processo di dismissione e di smantellamento di un sito produttivo importante come quello di Melfi. La Cgil chiede con urgenza la riapertura del tavolo automotive in Regione Basilicata alla presenza di Stellantis affinché si faccia chiarezza e si mettano in atto concretamente azioni che possano governare una transizione ecologica necessaria ma che metta in tutela il settore, l’occupazione e il salario dei lavoratori. L’istituzione dell’area di crisi complessa per Melfi e Potenza è un primo passo per sostenere le imprese e i lavoratori nel passaggio all’elettrico ma non è sufficiente. È necessario che Stellantis dia risposte sul piano industriale e sullo stato di avanzamento della produzione dei nuovi quattro modelli. È fondamentale prevedere un piano straordinario per l’automotive, investire su sistemi produttivi e prodotti ecosostenibili, prevedere sostegno al salario, nuovi ammortizzatori sociali, forme di mobilità per raggiungere le condizioni pensionistiche, investimenti sulla formazione per l’acquisizione delle nuove competenze e creare nuove opportunità che derivano dalla transizione tecnologica. Le azioni di lotta proseguiremo con iniziative anche di sciopero di tutti i lavoratori coinvolti sul settore automotive.
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