“Le parole lasciano il tempo che trovano, adesso è il momento del dolore, l’ennesimo”. Queste le parole del gruppo dirigente di Svolta Liberale, Walter Musillo, Francesco Cosa, Mimmo Festinante e Umberto Ingrosso, sull’ennesimo tragico incidente stradale sulla SS 100. “Un dolore cieco, sordo, ma non, certamente, muto, in quanto non si più restare silenti, allorquando si tenta di consolare l’afflizione degli affetti di questi tre giovani deceduti, come altri prima di loro, proprio per questa maledetta Strada Statale 100 nel tratto da Mottola a Massafra”.
Per Svolta Liberale “denunciare tutto questo è prima di tutto una necessità, ma soprattutto un obbligo civile a fronte del diritto, il nostro diritto, giusto e sacrosanto, di essere accomunati quale comunità italiana, ai concittadini e connazionali di altri luoghi del Paese, poiché siamo stanchi di vivere la trucida pratica dei “figli e figliastri”. Devono fare riflettere le vittime che continuano a essere mietute, da siffatta mulattiera dalla Statale 100, laddove si spengono vite (di giovani e non), quindi speranze, normalità e si priva il futuro di chiunque”.
Musillo, Cosa, Festinante e Ingrosso denunciano che “pensare allo stato di insicurezza in cui è ridotta la più importante via di accesso per un capoluogo di provincia quale è Taranto, fa riflettere! Così come il sistema viario è una piaga endemica e storica nella nostra città, perciò avevamo ragione noi, nel chiedere a gran voce, non compensazione sulle opere infrastrutturali a fronte della questione ambientale Ilva. Occorre smetterla con i silenzi della nostra “non classe dirigente” occorrono piani straordinari per la manutenzione delle nostre strade”.
Sincero il cordoglio degli esponenti del movimento che aggiungono: “Abbiamo provato rabbia, passione e tristezza, abbiamo pubblicamente manifestato le condoglianze alle famiglie di questi poveri sventurati, cioè delle ennesime vittime, le quali sono doppiamente vittime, in quanto periti e perciò deceduti tragicamente, ma al contempo morti persino su una rete viaria indegna di un Paese civile”.
“Si sappia e lo si ricordi, a queste nostre latitudini, non consentiremo più di essere visti come numeri, a fini di meri calcoli di voto, così come anonimi e impersonali potenziali elettori, perché prima di ogni cosa, siamo cittadini, con i nostri doveri, ma anche i nostri diritti, che intendiamo vedere rispettati). E siamo, soprattutto siamo e rimaniamo persone”.
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