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Lecce, separazioni: De Mauro: “L’avvocato deve proteggere i figli, non usarli come strumenti di conflitto”

In ogni tribunale, tra faldoni, memorie e verbali, si consumano conflitti familiari che vanno ben oltre la rottura di un rapporto di coppia. Sono storie silenziose e spesso dolorose, in cui i figli diventano il terreno su cui si combattono battaglie feroci. E se il compito della giustizia è quello di tutelare i più vulnerabili, c’è un rischio concreto che, in certe dinamiche, proprio chi dovrebbe garantire equilibrio finisca per alimentare lo scontro: l’avvocato.

L’analisi nasce da numerose segnalazioni raccolte in varie parti di Puglia e Basilicata, che mettono in luce un fenomeno inquietante: in alcuni casi, il ruolo del legale non si limiterebbe alla tutela giuridica del proprio assistito, ma si spingerebbe oltre, fino a interferire direttamente nelle relazioni familiari. La posta in gioco? Vantaggi economici, patrimoniali o di strategia processuale. A pagarne il prezzo, spesso, sono i figli: coinvolti, strumentalizzati, messi al centro di pressioni indebite.

Secondo queste segnalazioni, ci sarebbero legali che, anziché cercare soluzioni e compromessi, esasperano il conflitto per mantenere attiva la contesa e, con essa, una posizione di forza. Le modalità contestate sono diverse e tutte gravi:
• Coinvolgimento diretto dei figli, spinti a prendere posizione contro uno dei genitori, con il rischio concreto di alienazione affettiva.
• Strumentalizzazione della dipendenza economica dei figli,  per ottenere condizioni più favorevoli.
• Prolungamento artificioso del processo, con logoramento psicologico delle parti.

Se accertate, queste condotte rappresenterebbero una seria violazione dei principi deontologici dell’avvocatura, oltre che un tradimento dell’obiettivo primario del diritto di famiglia: la tutela del benessere dei minori.

Di fronte a tali preoccupazioni, le istituzioni forensi locali hanno preso posizione. Antonio De Mauro, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, ha voluto chiarire che simili episodi non rappresentano la prassi nel Foro leccese. Al contrario, ha ribadito con forza l’impegno dell’Ordine nel vigilare su ogni eventuale scorrettezza:
“L’avvocato ha il dovere di proteggere i figli, non di usarli come strumenti di conflitto”, ha dichiarato, garantendo che in presenza di condotte non conformi alla deontologia, le conseguenze saranno inevitabili e rigorose.

Tuttavia, resta una domanda che pesa più di ogni altra: e se anche un solo caso fosse vero? Quale sarebbe il danno emotivo e psicologico per quei figli? Quanto può costare a una famiglia la trasformazione della giustizia in un’arma?

Le sentenze regolano i rapporti giuridici. Ma le ferite emotive, quelle non si sanano con un decreto. Restano. E troppo spesso restano a lungo, sotto silenzio. Anche a Lecce.

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