È attesa per domani, martedì 25 giugno, la sentenza della Corte di Giustizia europea sull’azione inibitoria collettiva contro l’ex Ilva, promossa da 10 cittadini dell’associazione Genitori Tarantini e da un bambino di 11 anni affetto da una rara mutazione genetica. L’udienza pubblica è fissata per le ore 9.30.
Nel settembre 2022, il Tribunale delle imprese di Milano aveva sospeso la causa trasmettendo gli atti alla Corte del Lussemburgo, ponendo tre quesiti sull’interpretazione della normativa europea sulle emissioni inquinanti degli impianti industriali in relazione alle norme italiane.
I ricorrenti chiedono la “cessazione delle attività dell’area a caldo” dell’ex Ilva, la “chiusura delle cokerie, l’interruzione dell’attività dell’area a caldo fino all’attuazione delle prescrizioni” dell’AIA e la “predisposizione di un piano industriale che preveda l’abbattimento delle emissioni di gas serra di almeno il 50%”.
L’azione inibitoria è stata presentata dall’associazione Genitori Tarantini tramite gli avvocati Ascanio Amenduni e Maurizio Rizzo Striano, con la Regione Puglia costituita in giudizio ad adiuvandum. Oltre 136 cittadini hanno firmato anche per una class action risarcitoria.
Durante l’udienza del 14 dicembre scorso, l’avvocato generale della Corte UE, Juliane Kokott, ha affermato che “in base alle direttive UE, un impianto industriale non può essere autorizzato se causa eccessivi danni alla salute e solo in circostanze particolari è possibile un differimento delle misure per la riduzione dell’impatto ambientale”.
“Oggi è la vigilia di un giorno importante per Taranto – sottolineano i portavoce dell’associazione Genitori Tarantini – Vorremmo che la sentenza fosse favorevole, ma siamo consapevoli di aver dato il massimo”.
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