“Onestamente speravo che il presidente ucraino Zelensky venisse o facesse un’intervista a distanza, come voleva lui, per sentire cosa aveva da proporre. Se fosse stato un messaggio di pace sarebbe stato la migliore canzone di Sanremo”.
Lo dice all’ANSA Al Bano commentando la scelta concordata di un intervento in forma scritta durante la finale di Sanremo.
Al Bano sarà super ospite della seconda serata del Festival in trio con Massimo Ranieri e Gianni Morandi. Un desiderio che si avvera dopo 27 anni. “I tre tenori del pop finalmente insieme – dice l’artista pugliese – grazie ad Amadeus e grazie all’ok del grande Gianni. Ranieri era pronto, il bolognese temeva di essere schiacciato dalle nostre voci. Ma qui, gli ho detto, devono cantare le nostre storie. Nessuno schiaccia nessuno”.
Decidere i pezzi del repertorio da cantare mercoledì non è stato difficile. “Dove peschi, peschi bene. E’ la colonna sonora di buona parte della nostra vita”, osserva Al Bano. Altri generi musicali incombono, come rap, trap. “E il segno dei tempi che cambiamo. La musica è sempre stata specchio dei secoli con Mozart, Beethoven, Verdi, Puccini, poi le canzonette con grandi interpreti da Villa a Modugno e Carosone. L’importante in questo campo – osserva Al Bano – è resistere e avere sempre belle proposte da fare. L’importante è che non muoia mai la radice della musica e noi siamo radice”.
Il cantante di Cellino San Marco si avvia con serenità e ottimismo verso l’80° compleanno. “Più che 80 – sorride -, li chiamerei quattro volte 20. Grazie a Dio la salute c’è, il cervello c’è e la voce non
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