È uno dei santi più venerati della Chiesa Cattolica e il 10 agosto è riconosciuto universalmente come il suo dies natalis da celebrare e la sua notte da vivere alla luce di fuochi e luminarie di feste patronali. Il culto in onore di San Lorenzo martire, uno dei sette diaconi della Chiesa di Roma, esploso subito dopo il suo martirio ha attraversato i secoli ed è attestato nel Salento in modo particolare a Lizzanello, a Sogliano Cavour e a Barbarano del Capo, dove è considerato il santo protettore. Il quarto giorno prima delle idi di agosto del 258, secondo la tradizione intrisa di leggenda, l’arcidiacono Lorenzo fu arso vivo sulla graticola a Roma durante le persecuzioni contro i cristiani scatenate dall’imperatore Valeriano. I suoi resti vennero tumulati lungo la via Flaminia, al Campo Verano. Qui, per volere di papa Sisto III, sorse la chiesa da cui si irradiò il culto in tutta Europa. Molte città scelsero il suo protettorato e tutti coloro che svolgevano mestieri legati al fuoco predilessero Lorenzo come nume tutelare. L’incredibile parabola umana di Lorenzo, testimoniata con la carità e il fervore della fede culminata con il martirio in nome di Gesù Cristo, ha ispirato nei secoli opere d’arte di pregevole fattura come la tela raffigurante “Il martirio di San Lorenzo”, trafugata nel 1985 dalla chiesa matrice di Lizzanello e poi ritrovata nel 1997 dalla Guardia di Finanza, del noto pittore seicentesco di scuola napoletana Pacecco de Rosa, allievo per alcuni di Massimo Stanzione per altri un imitatore del Domenichino per altri ancora intriso di echi caravaggeschi. Sempre a Lizzanello è custodito un altro capolavoro raffigurante il santo in gloria. Si tratta di una delle più antiche e pregevoli statue pugliesi in cartapesta, firmata nel 1782 da Pietro Surgente, conosciuto come “mesciu Pietru te li Cristi”, un cartapestaio che aveva bottega a Lecce di cui è stata tramandata memoria che scelse di raffigurare il martire dei poveri e delle vedove associato alla notte del fenomeno dello sciame meteorico delle Perseidi che, secondo la tradizione popolare, altro non sarebbero che le lacrime versate da Lorenzo durante il suo supplizio sulla graticola. Quelle stesse lacrime simili a stelle che vagano eternamente nel cielo e in occasione della notte della sua festa cadono sulla terra.
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