BARI – “La Regione Puglia ridia dignità ai lavoratori e agli ospiti delle Rsa, provvedendo in primis ad adempiere al rilascio degli accreditamenti e a consentire di accedere agli accordi contrattuali con le Asl. Si accolgano rapidamente queste e le altre rivendicazioni esposte dai gestori delle Rsa ormai allo stremo”. Chiara Gemma, europarlamentare pugliese di Fdi – Ecr, prende posizione sulla protesta delle associazioni di categoria e dei gestori delle Rsa pugliesi svoltasi l’altro ieri a Bari, in cui si chiedono risposte alla Regione a tutela delle persone fragili e disabili. “Per gli operatori del settore è determinante l’applicazione del regolamento 4 e del regolamento 5 del 2019 – prosegue Gemma – quello che finalmente riconosceva i centri diurni e le rsa come Lea, quindi come servizi essenziali e di conseguenza il passaggio di una retta di compartecipazione pari al 70% per l’Asl e al 30% per le famiglie. Difatti si permetterebbe la diminuzione della compartecipazione per le famiglie e quindi una loro maggiore apertura nei centri diurni. Purtroppo questo non è accaduto, perché dal 2019 siamo fermi al riconoscimento reale di questa legge”.
Rsa in Puglia, la denuncia dell’europarlamentare
I problemi, denuncia Gemma, sono ripartiti a più livelli. “Una Rsa per avere la necessaria autorizzazione deve garantire il personale come se il centro fosse pieno – incalza l’europarlamentare – ad esempio deve garantire un personale per 30 utenti anche se all’interno ce ne sono solamente 10. Un costo spropositato da mantenere. A questo si aggiunge che molte cooperative hanno una retta di trasporto e devono autonomamente andare a prendere gli utenti dall’intera provincia, con le spese di trasporto che adesso si sono incrementate tantissimo per l’aumento della benzina e altri rincari. Queste realtà oggi fanno fatica a mantenere il personale adibito ai trasporti e il rischio di chiudere il servizio, con grave disagio per le famiglie, è dietro l’angolo. Anche in questo caso non esiste un rimborso per il carburante adeguato alle mutate esigenze. Tutti questi ritardi mettono in ginocchio le piccole cooperative diffuse in tutte le provincie della Puglia e tutte queste istanze sono state avanzate alla Regione. Ma ancora nulla si muove”.
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