Massima attenzione alle manifestazioni di piazza, in particolare quelle riferibili al conflitto Gaza-Israele; rafforzamento delle misure di sicurezza sugli oltre 28mila obiettivi sensibili e nei luoghi che attireranno le folle durante le festività natalizie e di fine anno.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha riunito nel pomeriggio il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto sulle minacce e sui dispositivi da mettere in campo da parte delle forze dell’ordine. Al tavolo i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence. La situazione di tensione in Medio Oriente innescata dall’attacco del 7 ottobre dalla Striscia si è riverberata anche sull’Europa, come dimostrano le fibrillazioni avvertite in diversi Paesi. Da ultimo i quattro fermi in Germania di presunti uomini di Hamas che preparavano attacchi.
Non ci sono in Italia evidenza su concrete progettazioni di azioni ostili, ma l’antiterrorismo sorveglia gli ambienti più a rischio ed interviene per prevenire pericoli. Settanta stranieri sono stati allontanati dal Paese nel 2023: 20 dopo il 7 ottobre. E’ evidente che senza una soluzione del conflitto tra Gaza ed Israele la minaccia è destinata a rimanere alta così come la guardia degli apparati di sicurezza.
Cortei e manifestazioni hanno risentito della tensione anche se il bilancio sul fronte degli incidenti è al momento positivo. L’indicazione ai prefetti è continuare a seguire da vicino le iniziative organizzate. Ovviamente il lavoro delle forze di polizia è complicato nelle grandi città prese d’assalto da turisti durante le feste.
A Roma, soprattutto, occhi puntati sul Vaticano con le celebrazioni religiose e sul quartiere ebraico con scuole e sinagoga, dove la vigilanza è massima. Attenzione anche nelle zone dello shopping e della movida in tutte le città, così come nelle stazioni e negli aeroporti.
Il timore – in assenza di cellule strutturate – è sempre quello del gesto eclatante del singolo, del lupo solitario che passa all’azione. C’è un monitoraggio anche sugli ambienti carcerari e sul web, dove la propaganda jihadista ha vissuto un deciso rimbalzo dopo un periodo di stasi. Sui vari social si moltiplicano gli appelli a colpire. Prosegue poi la stretta sui flussi migratori, quelli via mare ma, soprattutto, quelli via terra attraverso la rotta balcanica, dopo il ripristino dei controlli alla frontiera con la Slovenia.
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