C’è un luogo affascinante e magico nel Salento che ogni anno da maggio a ottobre inoltrato attira turisti da tutto il mondo e vacanzieri locali che mai si stancano di ammirarne la straordinaria bellezza. Porto Selvaggio, tra mare, roccia, fauna selvatica e macchia mediterranea è un gioiello prezioso, un regalo dorato di madre natura a questa terra. Oggi è parco naturale regionale. Ma se è rimasto intatto, tutelato e accessibile a tutti lo si deve a un assessore regionale donna che ha pagato con la vita la difesa strenua di questo lembo di Salento. Renata Fonte venne assassinata con tre colpi di pistola la sera del 31 marzo 1984, mentre rientrava a casa dopo l’ennesima seduta infuocata del consiglio comunale di Nardò. Nel 41esimo anniversario del suo omicidio, Nardò vuole ricordarla e dirle grazie con una camminata tra questi luoghi. Partenza, il 31 marzo prossimo, alle 9 del mattino da Masseria Torre Nova. Una iniziativa aperta a tutti, naturalmente gratuita e per partecipare alla quale non è necessaria l’iscrizione.
e 9 a Masseria Torre Nova.
“Noi sappiamo chi era Renata Fonte e perché occorre difenderne la memoria – le parole del sindaco Pippi Mellone – al di là degli anniversari, della retorica, degli atteggiamenti ambigui di chi interpreta la storia in modo sbagliato”.
“Non c’è un posto migliore per ricordare Renata Fonte –aggiunge il presidente del Consiglio comunale con delega allo Sport Antonio Tondo – perché Porto Selvaggio è il nostro cuore ed è il simbolo del sacrificio di una donna a cui dobbiamo tanto”. Già, perché Renata Fonte, eletta nel consiglio comunale neretino nel 1982, prima donna a ricoprire la carica di assessore alla Cultura, si battè contro chi voleva in quegli anni realizzare proprio a Porto Selvaggio un residence esclusivo con vista sulla costa. Tra mandanti, esecutori e intermediari, per il suo omicidio furono condannati con sentenza definitiva Antonio Spagnolo, Giuseppe Durante, Marcello My, Pantaleo Sequestro e Mario Cesari. Renata Fonte venne freddata a soli 33 anni
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