Coldiretti Bio Puglia lancia l’allarme basandosi sui dati Ismea, Sinab e CIHEAM Bari: nonostante un aumento esponenziale della produzione biologica in Puglia, cresciuta del 75,7% dal 2014 al 2023, si è registrata una leggera flessione del 3% nel 2023 rispetto all’anno precedente.
La Puglia è la seconda regione più bio d’Italia, con pratiche che abbracciano tutti i comparti agricoli: dall’olivo con 87mila ettari, ai cereali con oltre 52mila ettari, dalla vite con quasi 21mila ettari agli ortaggi con quasi 11mila ettari, includendo anche 3 impianti di acquacoltura biologica.
Il successo è trainato dalla fiducia dei consumatori: secondo Coldiretti, 1 cittadino su 5 consuma regolarmente prodotti bio e il 13% prevede di aumentare la spesa per questi prodotti in futuro. La spinta verso il biologico è motivata da ragioni salutistiche, ma anche dall’importanza del territorio di origine e delle garanzie di certificazione.
Tuttavia, la Coldiretti regionale evidenzia una marcata instabilità dei prezzi e un trend rialzista. Nonostante ciò, per molte colture, il differenziale di prezzo tra prodotto bio e convenzionale si sta riducendo.
Le importazioni di cibo biologico extra UE in Italia sono cresciute notevolmente, passando da 177 milioni di chili nel 2022 a 248 milioni nel 2023, mentre nell’Unione Europea sono diminuite del 9%. L’Italia è ora al quarto posto tra i maggiori importatori, dietro Olanda, Germania e Belgio. Coldiretti avverte che questa invasione di prodotti a basso costo potrebbe mettere in crisi l’agricoltura biologica italiana, trasformando il paese da produttore a importatore.
Il settore più colpito è quello dei cereali, con un aumento delle importazioni di grano bio di oltre trenta volte in un anno. Anche gli ortaggi bio sono cresciuti dell’84% e le importazioni di olio d’oliva sono aumentate del 15%, facendo dell’Italia il primo paese importatore di olio d’oliva biologico.
Coldiretti Bio sottolinea l’urgenza di valorizzare il prodotto agricolo biologico nazionale, favorendo la creazione di filiere interamente italiane e rendendo operativo il marchio del biologico italiano previsto dalla legge 23/2022. È inoltre necessario che l’Unione Europea garantisca la conformità delle importazioni, applicando le stesse regole per il bio comunitario e quello dei paesi terzi.
Fermare la concorrenza sleale delle importazioni a basso costo e valorizzare il vero prodotto italiano sono condizioni fondamentali per costruire filiere biologiche dal campo alla tavola.
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