ROMA – La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ articolo 96 comma 1 della legge di bilancio della Regione Puglia approvata nello scorso dicembre e soprannominata legge “salva Consiglio” o “anti Decaro” perchè avrebbe consentito, in caso di dimissioni anticipate del presidente della Regione, di prolungare la legislatura fino a 9-10 mesi in più. La norma aveva suscitato molte polemiche perchè avrebbe ostacolato l’eventuale candidatura alla Regione del sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel caso di candidatura alle europee del governatore pugliese Michele Emiliano nel 2024. La decisione dei giudici pone fine alle polemiche e chiude definitivamente il cerchio su questa vicenda.
I dettagli della norma
Ma entriamo nel dettaglio: la norma, inserita come emendamento nella legge di bilancio 2023, era stata impugnata lo scorso febbraio dalla presidenza del Consiglio dei Ministri perchè, in sintesi, in contrasto con l’articolo 126 della Costituzione che prevede, tra l’altro, che le dimissioni volontarie del “presidente della Giunta eletto a suffragio universale e diretto”, “comportano le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio”. Secondo la Corte Costituzionale, “le disposizioni impugnate mirano a eludere” il principio funzionale stabilito dalla Costituzione “aut simul stabunt aut simul cadent” in quanto “generano un effetto dilatorio e consentono che, sia pure in regime di prorogatio, il Consiglio rimanga in carica, nonostante il suo scioglimento e la cessazione del mandato del Presidente della Giunta, per un periodo di tempo aggiuntivo, ovvero quello che intercorre fino all’adozione della delibera di ‘presa d’atto’, rispetto a quello naturale”. La norma infatti introduceva, tra l’altro la necessità, dopo le dimissioni del presidente della Giunta, di una ‘presa d’atto’ da parte del Consiglio introducendo così un meccanismo per procrastinare ulteriormente la decorrenza dei termini per l’indizione di nuove elezioni. “La presa d’atto, scrive la Corte Costituzionale, “condiziona e differisce il ritorno al corpo elettorale, ovvero l’esito naturale dello scioglimento anticipato del Consiglio”.
Chiuso il cerchio
La decisione di illegittimità della Corte Costituzionale sulla norma pugliese che allunga la legislatura fino a 9-10 mesi oltre le eventuali dimissioni del presidente della Giunta regionale, mette fine alle polemiche politiche che si erano scatenate all’indomani dell’approvazione. La norma era stata ribattezzata “anti Decaro”, oltre che “salva Consiglio”, perchè aggirando il principio costituzionale “aut simul stabunt aut simul cadent” ed allungando la permanenza in carica dei consiglieri regionali per senza governatore, avrebbe tenuto il sindaco di Bari lontano dalla possibilità di candidarsi alle Regionali. Il mandato di Decaro, infatti, termina nella primavera del 2024, in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Qualora il governatore Michele Emiliano decidesse di candidarsi alle Europee dovrebbe quindi dimettersi da presidente della Regione Puglia un anno in anticipo rispetto alla naturale fine della legislatura fissata nel 2025. La norma, però, avrebbe prolungato la tenuta in vita del Consiglio per almeno altri 9-10 mesi, portandola di fatto al 2025 e procrastinando di un anno le elezioni. La legge fu approvata con voto segreto durante la sessione di fine anno dedicata all’approvazione del Bilancio della Regione. Un colpo di mano che creò tensioni nella maggioranza di centrosinistra e spaccò il Pd. Decaro parlò di “brutta pagina per la politica pugliese”: “Allungare il mandato in corso, in caso di dimissioni del presidente, facendolo con voto segreto, senza distinzione tra maggioranza ed opposizione, equivale a dire – affermò – che chi detta le regole del gioco non sono più i cittadini ma i politici. Quello che è avvenuto a fine dicembre mentre il Consiglio era impegnato a discutere e approvare la legge di Stabilità, è un segnale molto brutto nei confronti degli elettori”. Emiliano non intervenne pubblicamente nella discussione, ma una parte del Pd, quella più vicina al sindaco di Bari, guidata dal consigliere Francesco Paolicelli, annunciò che avrebbe depositato in commissione consiliare una proposta di legge per abrogare la norma. Anche Azione si schierò con Decaro, ma l’intervento del governo nazionale stoppò ogni iniziativa.
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