ALTAMURA- Avrebbero emesso fatture false per circa 2.356.000 euro e tassi di interesse che oscillano tra il 120% e il 240% annui, superiori al tasso previsto per legge. E a casa di uno degli indagati sono stati trovati 141.800 euro in contanti non giustificati: L.A., 54enne, e di M.A., 36enne, di Altamura dovranno rispondere dei reati di usura aggravata ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Sono stati i carabinieri della compagnia di Altamura a dare esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo.
Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), i due altamurani, tra il 2020 e il 2021, avrebbero concesso prestiti a persone in stato di bisogno e al titolare di un’impresa commerciale del luogo, a fronte della pretesa restituzione delle somme sulle quali hanno praticato tassi di interesse che oscillano tra il 120% e il 240% annui, nettamente superiori al tasso soglia previsto per legge.
Ma oltre a raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei due indagati per l’attività di usura, l’indagine, condotta dai carabinieri mediante classici servizi di pedinamento e osservazione, supportati da attività tecnica e acquisizione documentale, ha consentito anche di delineare un quadro indiziario in ordine all’altro reato contestato. Al riguardo, infatti, gli odierni indagati avrebbero costituto due società ad hoc (un’impresa individuale e una società a responsabilità limitata), intestate formalmente a terzi conniventi, attraverso le quali sarebbero state emesse fatture per operazioni inesistenti per un importo quantificato, nel corso dell’indagine, di circa 2.356.000 euro. In tal modo è stato consentito a terzi l’evasione delle imposte sui redditi di persone fisiche e giuridiche, facendo transitare sui relativi conti correnti cospicue somme di denaro che successivamente sono state prelevate, anche in contanti. Proprio nel corso di una perquisizione, eseguita nell’ottobre del 2020, nell’abitazione di uno degli odierni indagati è stata ritrovata la somma in contante di 141.800 euro della quale, nella circostanza, l’interessato non sarebbe stato in grado di giustificare la provenienza e che ha poi costituito un importante riscontro investigativo alla presente indagine.
È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.
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