La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza ha coordinato e diretto complesse investigazioni svolte dalla Direzione Investigativa Antimafia, articolazione del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.
Nel marzo 2022 ha avviato l’esecuzione di un decreto di confisca emesso dalla Corte di Appello di Potenza – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Vincenzo Di Muro, componente dell’omonima famiglia di Melfi, quest’ultima coinvolta in sanguinose faide con gruppi contrapposti.
Di Muro, da tempo residente in Emilia Romagna, ha anche subito condanne definitive per associazione per delinquere di tipo mafioso. In ottemperanza al provvedimento emesso dalla Corte di Appello di Potenza, la Direzione Investigativa Antimafia ha proceduto al sequestro, per un valore complessivo di circa un milione di euro di immobili e terreni ubicati in Emilia Romagna e somme di denaro giacenti su rapporti finanziari nella disponibilità di Di Muro e dei suoi familiari.
Recentemente, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte di Appello di Potenza (a esclusione della confisca operata su rapporti finanziari ammontanti a circa 15.000,00 euro, per i quali ha disposto il rinvio alla citata Corte di Appello per un nuovo giudizio) che aveva ritenuto non solo la pericolosità di Di Muro, ma anche il requisito della sussistenza di una rilevante sproporzione tra i beni individuati nella disponibilità del Di Muro e dei suoi familiari e i redditi dichiarati, come posta in evidenza dalla ricostruzione finanziaria e contabile operata dagli investigatori della DIA.
Pertanto, la sentenza della Corte di Cassazione ha confermato l’irrevocabilità del decreto di confisca eseguito sui beni immobili del valore di circa un milione di euro intestati a Di Muro Vincenzo ed ai propri familiari.
Questo risultato si inserisce nel contesto delle attività investigative svolte dalla D.D.A. e dalla D.I.A., finalizzate al contrasto patrimoniale alle attività criminose, che rappresenta uno dei principali obiettivi di questo Ufficio. Aggredire e confiscare le ingiustificate consistenze economiche ritenute riconducibili, direttamente o indirettamente, a soggetti inseriti in circuiti di criminalità organizzata rappresenta una delle più efficaci risposte dello Stato alle attività delittuose.
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