Il direttore sportivo del Bari Ciro Polito ha motivato la scelta del cambio in panchina spiegando così i motivi che lo hanno spinto a chiamare Pasquale Marino.
SCELTA – “Sono scelte dolorosissime. Questa è stata la scelta più difficile da quando faccio il direttore. Avevo instaurato un gran rapporto con il mister. Ho creduto in una persona in cui non credeva nessuno. Ho voluto continuare anche quest’anno nonostante una grande batosta. Questo doveva essere un anno affrontato con un piglio diverso e dopo due mesi ho visto cose che non andavano come volevo. La scelta di anticipare l’esonero è stata data dal fatto che non vedevo in lui il futuro che volevo io. Se non avessimo avuto la sosta avrebbe avuto un’altra possibilità, quindici giorni di lavoro potevano dare all’allenatore il tempo di cui aveva bisogno. A lui vanno i miei ringraziamenti, ora mi prendo le mie responsabilità. La scelta del mister Marino è una scelta che mi riempie di soddisfazione. Ho voluto portare assieme alla mia società un allenatore che mi ha allenato due anni. Ho pensato che questa squadra aveva bisogno di concetti diversi e ho voluto portare un allenatore che insegna calcio. Ho contattato solo due allenatori. L’ultimo anno mister Marino ha fatto un esonero a Crotone, ma il calcio vuol essere presente e non il passato. Sono andato per le idee e non per la moda. Ho pensato che Marino fosse l’allenatore giusto, perché può metterci in carreggiata. Voglio precisare che ho fatto una videochiamata per guardare negli occhi Michele Mignani. Era a Siena e ho voluto guardarlo per spiegargli quello che penso. Ho fatto una scelta di continuità anche come staff. Ho chiesto al mister di tenere D’Urbano perché credo fortemente nel lavoro che ha fatto”.
UMORE DELLA PIAZZA – “Il calcio mette sempre davanti a esperienze nuove e ogni anno è l’anno zero. Sono uno che mette sempre e solo la faccia e vado avanti nelle mie idee. Se ho fatto la scelta ci sono tanti motivi. Non siamo disastrati ma credo che la squadra aveva bisogno di concetti diversi e chiedeva un gioco diverso. Ho visto la squadra regredire e mi ero preoccupato. Io avevo la possibilità di andare via ma sono voluto rimanere. Sento mia questa città ma vedo un attacco frontale da un po’ di tempo a questa parte. A fine anno vedremo, se sono sotto le mie aspettative sono pronto a fare un passo indietro. Sono arrivato che c’era un macello, in due anni abbiamo fatto un gran lavoro e non ce ne dobbiamo dimenticare. Ora siamo lì in mezzo e penso che con l’arrivo di Marino possiamo migliorare”.
SCELTE CONDIVISE CON MIGNANI“Quando faccio una squadra le scelgo in base alle caratteristiche e l’allenatore è presente. Se oggi abbiamo qualche caratteristica diversa le dobbiamo sfruttare”.
RAPPORTO CON IL MISTER – “Marino mi ha detto: basta che mi dai l’ok e io prendo la macchina. Vuole mettere in campo l’orgoglio. Una persona di 60 anni che sta un anno fuori conosceva già tutti i giocatori. Ha ancora la mentalità di un ragazzino, è il papà dei miei allenatori come Bianco, De Zerbi, Caserta e Sottil che sono tutti suoi discepoli. So quello che ci può dare”.
ATTACCANTE – “Avevo un solo nome in testa ed era quello di Simone Zaza. Non c’è stato verso di portarlo a Bari, ora andiamo avanti così ed eventualmente interverremo a gennaio. Ascolterò le richieste del mister”.
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