TARANTO- Avrebbero fruttato 11 mila euro sul mercato illegale i sette quintali di bianchetto sequestrati dai militari del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera di Taranto.
Nel tardo pomeriggio del 4 aprile a seguito di una mirata attività di intelligence e di controllo del territorio, la guardia costiera tarantina ha proceduto al sequestro di circa sette quintali di novellame di sarda, cd. “bianchetto”.
L’attività svolta rientra nel più ampio novero di controlli eseguiti su tutta la filiera ittica che la Guardia costiera tarantina conduce quotidianamente per prevenire e reprimere la cattura, la detenzione e la commercializzazione di tutte le specie ittiche sottoposte a tutela o vietate. L’attività è altresì frutto di un continuo e costante coordinamento con il 6° Centro di controllo area Pesca della direzione marittima di Bari e il Centro di controllo nazionale Pesca del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera.
Quello di ieri è stato uno dei sequestri di “bianchetto” fra i più ingenti tra i tanti messi a segno negli ultimi tempi dai militari del Comando jonico. Le norme in materia, che legano la sanzione al quantitativo di pescato, prevedono una sanzione amministrativa pecuniaria di ben 25 mila euro. Il prodotto in questione era diretto al mercato illegale lucano e calabrese, sulle cui piazze avrebbe fruttato un ingente profitto: circa 11 mila euro ai prezzi del mercato odierno.
Il novellame di sarda in questione – di cui sono vietate la pesca, la commercializzazione e la stessa detenzione, in quanto incidenti in maniera devastante sugli stock di una specie la cui tutela dal sovrasfruttamento è fondamentale per gli equilibri dell’intero ecosistema marino – è stato rinvenuto a bordo di un monovolume fermato nella città “Vecchia”. I militari della Guardia costiera di Taranto, insospettiti da insoliti movimenti di casse in prossimità dell’area dove ormeggiano i pescherecci, hanno proceduto a fermare e a ispezionare il predetto mezzo, per poi procedere alle attività di rito una volta trovato il prodotto.
Sino a che non cesserà definitivamente la domanda di questo prodotto, la connessa attività illecita di cattura e commercializzazione continuerà e, per questo motivo, anche i consumatori devono essere pienamente consapevoli del ruolo che, seppure indirettamente, essi stessi hanno nell’ambito di un fenomeno illecito che determina per la salute del mare un danno tutt’altro che trascurabile.
L’appello è ancora una volta quello di rinunciare una volta per tutte ad alcune “pseudo tradizioni” gastronomiche che finiscono per infliggere alla consistenza degli stock ittici danni assai rilevanti e che alla luce delle vigenti disposizioni non possono che definirsi un pesante danno all’ecosistema marino.
Temi, quelli del rispetto dell’ambiente marino e delle sue risorse, non a caso, ribaditi anche nell’ambito delle diverse manifestazioni che durante questa settimana stanno facendo da cornice a quella che sarà la cd. “Giornata del mare”, prevista l’11 di aprile: un importantissimo quanto fondamentale momento di riflessione e condivisione della cultura e del rispetto del mare, nonché dei valori della legalità a sua tutela, rivolto agli studenti di ogni ordine e grado e organizzato dalla Capitaneria di porto in collaborazione con l’ufficio Scolastico provinciale di Taranto, sotto l’egida della direzione Marittima di Bari.
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