Uno dei più grandi atleti del mondo paralimpico, la storia del ciclismo italiano e non solo. Luca Mazzone è uno dei due portabandiera scelti dal Cip che sfileranno per la cerimonia di apertura ai Giochi Paralimpici che si svolgeranno dal prossimo 28 agosto nella capitale francese.
Pugliese di Terlizzi, in provincia di Bari, classe 1971, Luca Mazzone è uno degli atleti top nella storia del movimento paralimpico italiano. A costringerlo in carrozzina un tuffo all’età di 19 anni, un destino beffardo che lo porta a cambiare radicalmente la sua vita.
L’incidente, però, non piega Mazzone che da prima si avvicina al nuoto, sport con il quale partecipa a ben tre edizioni dei Giochi Paralimpici scrivendo il suo nome nel medagliere prima a Sidney 200, con 2 medaglie d’argento, nei 50 e nei 200 stile libero, poi Atene 2004 e Pechino 2008. Dopo la rassegna cinese, però, ecco il passaggio al ciclismo. A Londra fa parte della staffetta con Alex Zanardi, poi a Rio de Janeiro 2016 conquista 1 oro nella crono, 1 oro nel team relay e 1 argento nella gara su strada; a Tokyo 2020 arrivano 1 oro nel team relay, 1 argento nella gara su strada e 1 argento nella cronometro in Giappone.
Una storia di successi, quella di Mazzone, che alle gioie olimpiche aggiunge, dal 2013 a oggi, anche 18 ori, 3 argenti e 3 bronzi mondiali. Adesso, però, a 53 anni, una nuova occasione per dimostrare di non volersi accontentare, di essere ancora e di più l’uomo dei record, capace di scrivere pagine indimenticabili di sport paralimpico e simbolo assoluto di un movimento che, più ancora dei successi sportivi, vuole rappresentare un modo di intendere la vita. Mazzone lo ha sposato, superando ogni volta gli ostacoli che la vita gli ha messo davanti.
Mazzone: “Essere portabandiera ripaga anni di sacrifici”. “Ringrazio il comitato italiano paralimpico per la decisione – sottolinea Mazzone -. Il fatto che a proporre il mio nome sia stato il presidente Luca Pancalli mi inorgoglisce ancora di più. Ho iniziato a fare sport proprio grazie a lui. Nel 1996, guardando la tv, mi colpì la notizia di una sua impresa sportiva. La voglia di emularlo smosse dentro di me quel qualcosa che mi ha prima portato in piscina e poi nel ciclismo paralimpico”. “Ringrazio anche la federazione ciclistica italiana che mi ha permesso, in questi anni, di concretizzare quel sogno e quelle ambizioni – la conclusione del portabandiera azzurro -. Mi auguro che la mia storia e i miei successi possano rappresentare un esempio, come fu Pancalli per me, contribuendo a far uscire tanti ragazzi e ragazze di casa per fare sport”.
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