Nel cuore del centro storico di Lecce di fronte al complesso monastico dei Celestini brilla come un diamante grezzo il bugnato di Palazzo Loffredo Adorno oggi sede della presidenza dell’Amministrazione Provinciale, ma un tempo una tra le dimore aristocratiche più sontuose. Sorto nel 1568 nel comprensorio della Giudecca si distinse per i raffinati motivi del repertorio tipico dello scultore architetto Gabriele Riccardi, impegnato nello stesso lasso di tempo nel cantiere della limitrofa basilica di Santa Croce, oltre che per il pullulare di armi araldiche a carattere encomiastico. All’inizio della scalinata dell’androne fu scolpito il ritratto del marchese Ferrante Loffredo, governatore dal 1542 al 1557 delle province di Terra d’Otranto e di Bari e valoroso guerriero che respinse su investitura del vicerè don Pedro de Toledo le incursioni lungo il litorale da parte di turchi e saraceni. Nella seconda metà del XVI secolo il palazzo, non del tutto completato, fu acquisito da Giovanni Matteo Adorno appartenente a una famiglia di ricchi mercanti genovesi che, giunti in Terra d’Otranto i primi anni del 1500, decisero di stabilirsi a Lecce. Le pietre stesse del palazzo ci raccontano attraverso le date incise sulle bugne del vano scala, che le chiavi furono affidate agli Adorno tra il 1567 e il 1568, ma che non vi dimorarono a lungo, dando seguito a un susseguirsi di famiglie aristocratiche. Le pareti dell’androne furono decorate con i dipinti del pittore di Copertino, Gianserio Strafella, che li realizzò tra il 1568 e il 1573. Il portichetto addossato all’androne fu circoscritto da due colonne sormontate da capitelli recanti i volti nimbati di S. Francesco d’Assisi e S. Francesco da Paola segno inequivocabile di una devozione nei confronti di questi santi da parte di don Ferrante Loffredo, patrizio napoletano, artefice sotto l’egida dell’imperatore asburgico Carlo V del processo di rinnovamento culturale e urbanistico di Lecce definita dagli eruditi come l’Atene delle Puglie.
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