Il procedimento penale legato all’operazione “Mari e Monti” rappresenta una delle indagini più complesse e innovative mai condotte sulla criminalità organizzata di tipo mafioso nella provincia di Foggia. L’obiettivo principale dell’inchiesta è stato quello di accertare l’operatività del clan mafioso garganico “Li Bergolis”, già riconosciuto dalla giustizia nel 2009, colmando un vuoto di 15 anni.
L’indagine ha coinvolto diverse forze dell’ordine, tra cui la Direzione Nazionale Antimafia, la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, segnando un importante passo avanti nella lotta alla mafia, sia in termini di repressione che di prevenzione. Sono stati utilizzati molteplici strumenti di contrasto, inclusi sequestri patrimoniali e misure cautelari.
Il clan “Li Bergolis” ha dimostrato una pericolosa evoluzione, unendo la tradizionale “mafia militare” con una sofisticata “mafia degli affari”. Questo gruppo criminale ha mantenuto il controllo del territorio garganico, utilizzando la pratica dell’estorsione e della violenza per rafforzare il proprio potere.
Nel corso degli anni, il clan è riuscito a estendere la propria influenza anche sulla costa garganica, diventando un attore rilevante nel narcotraffico internazionale, con legami con cartelli albanesi e ‘ndranghetisti calabresi.
L’operazione “Mari e Monti” ha portato all’arresto di 37 persone, con accuse che vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, estorsioni, e omicidi. Sono stati sequestrati beni per un valore di circa 10 milioni di euro e intercettate tonnellate di stupefacenti. Tuttavia, la faida tra i clan rivali “Li Bergolis” e “Romito-Lombardi-Ricucci” continua a generare violenza, con un alto rischio di ulteriori sanguinosi scontri.
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