LUCERA- “Prendiamoci un caffè” avrebbero detto per incontrare i propri clienti tra di lor i cinque presunti colpevoli di una rete di spaccio di sostanze stupefacenti messa su a Lucera: è scattata alle prime luci dell’alba del 30 dicembre l’operazione “Caffè a domicilio” dei carabinieri della compagnia di Foggia che si è conclusa con l’arrestato cinque persone.
L’attività d’indagine dei carabinieri: cinque le misure applicate
Gli arresti sono stati effettuati all’esito di attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, che ha portato all’adozione di cinque misure cautelari a carico di cinque persone, emessa dal gip del Tribunale di Foggia nella giornata del 29 dicembre. Le misure applicate sono state le seguenti: custodia cautelare in carcere per un indagato; arresti domiciliari per un indagato; divieto di dimora nel comune di Lucera per un indagato; obbligo di presentazione giornaliera alla Polizia Giudiziaria per due indagati.
L’attività di intercettazione e pedinamento
L’attività condotta dai carabinieri dell’aliquota operativa della compagnia, attraverso mirati servizi di osservazione e pedinamento e attività di intercettazione, ha consentito, in circa sei mesi (dal mese di gennaio a quello di giugno del corrente anno) di acquisire indizi di colpevolezza a carico di cinque persone per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, indizi ritenuti gravi dal gip che ha applicato le misure cautelari.
Dall’attività di intercettazione è emerso come sovente la cessione dello stupefacente fosse mascherata, nell’interlocuzione con i vari acquirenti, con un invito a “prendersi un caffè”: da qui il nome che gli inquirenti hanno dato all’operazione.
Anche detenzione illegale di munizioni
Nel corso delle operazioni di perquisizione operate in occasione della esecuzione delle misure cautelari è stata accertata la detenzione illegale, da parte di uno degli indagati, di dieci munizioni di vario calibro, fatto per il quale è stato denunciato in stato di libertà.
L’operazione in esame conferma l’impegno dell’Arma nel contrasto del fenomeno criminoso, assai diffuso, dello spaccio di stupefacenti. Si precisa che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che gli indagati, seppure attinti da indizi di colpevolezza, non possono considerarsi colpevoli fino alla condanna definitiva.
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