MESAGNE- Settantacinque anni per i diciotto indagati dell’operazione Fire: questa la richiesta nell’aula bunker della Corte d’Appello di Lecce nella giornata del 18 ottobre e relativa all’indagine dei carabinieri del Nor di San Vito dei Normanni sviluppata in sinergia con la Dcsa (Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno), coordinata dal pm Giovanna Cannarile della Direzione distrettuale antimafia di Lecce.
Il blitz nella città di Mesagne è scattato all’alba del 31 gennaio quando i militari di San Vito coadiuvati dal personale dello squadrone Eliportato carabinieri “Puglia”, dal 6° nucleo Elicotteri dei carabinieri di Bari e dal nucleo Cinofili, hanno sorvolato la città smantellando un presunto sodalizio investigato, capeggiato da Roberto Carbone, pregiudicato, fratello del boss della Scu Eugenio Carbone deceduto in un agguato di mafia e cognato di L. F., personaggio di spicco della criminalità organizzata mesagnese.
Tra i sodali individuati figurano Luigi Carbone, figlio del boss Eugenio e Gianluca Zito, affiliato alla Scu di Mesagne e condannato per 416 bis c.p., braccio destro di Roberto Carbone.
L’auto incendiata al maresciallo mesagnese in servizio nella città di Latiano
L’attività d’indagine trae origine dall’attentato incendiario compiuto nei confronti di un maresciallo dei carabinieri, all’epoca in servizio presso la stazione carabinieri di Latiano al quale nella notte del 16 agosto 2019 è stata incendiata l’auto privata, parcheggiata nei pressi della propria abitazione.
Gli accertamenti effettuati nell’immediatezza hanno consentito di risalire ai responsabili dell’atto intimidatorio, al mandante dell’azione delittuosa, nonché al movente. È infatti emerso che l’azione delittuosa sarebbe stata posta in essere quale ritorsione nei confronti del maresciallo per aver contravvenzionato, a seguito di violazioni al codice della strada, un noto pregiudicato mesagnese contiguo ad ambienti mafiosi.
Le richieste per gli indagati e i riti
Quattordici anni e due mesi di reclusione sono stati chiesti per Roberto Carbone, 52 anni, di Mesagne; 8 anni per Leonardo Bacile, 50 anni, di San Pietro Vernotico; 6 anni e 8 mesi per Gianluca Zito, 45 anni, di Mesagne; 6 anni ed 8 mesi per Michael Sanfedino, 30 anni, di Mesagne; 6 anni per Simone Tondo, 27 anni, di Mesagne; 5 anni e 10 mesi per Luigi carbone, 24 anni, di Mesagne; 5 anni e 8 mesi a Valentina Soliberto, 42 anni, di San Pietro Vernotico e compagna di Leonardo Bacile; 5 anni e mezzo sia per Luca Chirico, 29 anni, di Mesagne, che per Luigi Di Dio, 55 anni, anche lui di Mesagne.
Operazione “Fire”, la donna del presunto clan: cassa, strategia e intermediazioni
Questi, che hanno scelto di farsi giudicare con rito abbreviato, sono difesi dagli avvocati Danilo Cito, Gianfrancesco Castrignanò, Marcello Falcone, Raffaele Missere, Francesco Cascione, Giampiero Iaia, Francesco Amelio, Antonio Di Candia, Daniela D’Amuri, Carmelo Molfetta, Davide De Giuseppe, Manuel Marchionna, Giancarlo Camassa, Claudio Ruggiero, Giordano Settembre, Giulia Resta, Agnese Guida, Ladislao Massari e Marina Infantolino.
Chiesti, poi, 2 anni per Mattia Bello, 30 anni, di Brindisi; Daniele Bello, 32 anni, di Brindisi; Amleto Livieri, 30 anni, di Mesagne. Chiesto un anno e 2 mesi per Emanuela Intiglietta, 21 anni, di San Pietro Vernotico; 1 anno per Marcello Locorotondo, 46 anni, di Mesagne; e per Luigi Campana, 28 anni, di Mesagne; 10 mesi per Osvaldo Anzillotti, 25 anni, di Brindisi; e 8 mesi Andrea Bianco, 23 anni, di Mesagne.
Cinque indagati hanno chiesto di accedere a riti diversi: patteggiamento per Eddi Scarparo, 51 anni, di San Martino di Venezze (in provincia di Rovigo), dibattimento in aula per Raffaele Andrioli, 38 anni, di San Pietro; Fernando Bruno, 29 anni, di Mesagne; Gianluca Candita, 50 anni, di San Pietro; Giovanni Carbone, 62 anni, di Mesagne; Mario Chirico, 52 anni, di Ostuni e Antonio Muscogiuri, 27 anni, di Mesagne.
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