FRANCAVILLA FONTANA – Non morì sul colpo, uno dei due esplosi dalla pistola impugnata dal misterioso killer, ma era ancora vivo quando fu ritrovato sulle scale di casa da papà Pino e mamma Nunzia, i primi a soccorrerlo intorno alle 17.30 del 9 novembre.
Trova conferma un drammatico dettaglio sull’omicidio di Paolo Stasi, il 19enne di Francavilla Fontana ucciso sull’uscio di casa: il racconto emerge dalle dichiarazioni rese dai genitori dello sfortunato ragazzo agli inquirenti, tanto nei minuti successivi alla tragedia, quanto nei giorni seguenti, quando i familiari furono ascoltati come persone informate dei fatti. In particolare, il papà di Paolo, quel pomeriggio, avrebbe sentito rimbombare i due spari, tutt’altro che fragorosi, precipitandosi sulla rampa di accesso della casa di via Occhi Bianchi insieme alla madre Nunzia. Paolo, secondo le meste testimonianze, dava le spalle al portone di ingresso già chiuso, appoggiato allo stesso, con gli occhi ancora aperti, con lo sguardo stupíto, eppure stanco, come se volesse sedersi, per riposare. Ormai moribondo, veniva quindi raggiunto dai genitori, che ponevano una coperta sotto la testa del giovane, adagiato sulle scale. Eppure, all’arrivo degli operatori del 118, allertati dal padre alle 17.35, ma arrivati circa 10 minuti più tardi, il ragazzo, trascinato dai paramedici in strada, era già morto. Questa, in sintesi, la ricostruzione di mamma e papà.
Omicidio Paolo Stasi: la pistola mai ritrovata
È nella rampa che sono stati ritrovati alcuni frammenti dei proiettili esplosi dall’arma di piccolo calibro, si parla di fori inferiori al centimetro, incapace, sembrerebbe, di rilasciare bossoli, mai ritrovati né sul luogo del delitto, né all’interno del corpo del ragazzo. D’altro canto, gli esiti dell’autopsia, eseguita il 19 novembre, non sarebbero ancora stati depositati dal medico legale Raffaele Giorgetti. Eppure, ad ormai due mesi e mezzo dal delitto, appare assai improbabile che gli investigatori, in un modo o in un altro concentrati sulla pista della marijuana e dell’hashish che transitava da quell’appartamento, ma non è l’unica, non abbiano un’idea ben delineata, con il 18enne accusato dell’omicidio in concorso che resta indagato a piede libero. Come se, appunto, non tutti i tasselli fossero ancora al loro posto. Come se mancasse poco, eppure troppo, per indicare con ragionevole certezza il nome del killer di Paolo Stasi.
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