FRANCAVILLA FONTANA – Sale a cinque il numero delle persone coinvolte nell’indagine sull’omicidio di Paolo Stasi: il punto, a quattro mesi dal delitto e a 60 giorni dalla chiusura delle indagini preliminari.
Omicidio Stasi, sale il numero degli indagati
Davanti alla casa di Paolo Stasi non c’è più alcun manifesto affisso, alcun segno che possa ricordare quel ventoso pomeriggio, quando una persona con in pugno una pistola si fermò davanti alla sua abitazione esplodendo, dalla strada, due colpi di arma da fuoco capaci di ferire mortalmente il 19enne, deceduto poco dopo. Ecco perché l’indiscrezione emersa in queste ore, con almeno cinque indagati nell’inchiesta per l’omicidio volontario dello sfortunato ragazzo, a 4 mesi dal delitto e a due dalla chiusura del primo step di indagini, vera e propria deadline segnata in rosso sul calendario degli inquirenti, riporta alta l’attenzione su via Occhi Bianchi.
Omicidio Stasi, era il 9 novembre
Erano le 17.30 del 9 novembre. Paolo scende le scale di casa in ciabatte, apre la porta e viene raggiunto da due colpi esplosi da una pistola di piccolo calibro. Questa la ricostruzione ufficiale, mai smentita. A quattro mesi di distanza, la sensazione è che i carabinieri, coordinati dalle Procure di Brindisi, ordinaria, e Lecce, minori, siano certi di aver ricostruito la vicenda nella sua interezza, di aver individuato il killer e, pure, i mandanti. Perché il contesto resta, per gli inquirenti, quello dello spaccio di droga, di quella marijuana transitata, per circa un anno, in quell’appartamento al primo piano. Canapa confezionata, consumata da madre e figlio, rivenduta, secondo gli investigatori, da uno degli indagati, su mandato di qualcun altro ancora. Quella marijuana, forse, pure, al centro di qualche screzio tra ragazzi, futile secondo l’accusa, infine risolto nel sangue, per forza innocente. Quello di una vittima, di quel nome scomparso dai muri e, per un po’, persino dai giornali. Il nome di Paolo Stasi, 19 anni, ucciso a Francavilla Fontana 4 mesi fa.
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