FRANCAVILLA FONTANA – Non sarebbe collegato in alcun modo all’omicidio di Paolo Stasi il ritrovamento e il sequestro di una pistola trovata nel garage di un pensionato di Francavilla Fontana. Il 54enne, questa mattina, ha riposto in carcere alle domande del Gip.
Il mistero della pistola smontata
La pistola, una tamburo calibro 32 di marca Smith & Wesson con matricola abrasa, era completamente smontata e riposta nella sua custodia insieme ad alcune munizioni di calibro diverso. Custodia che i carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, lo scorso venerdì pomeriggio, hanno trovato nel cassetto di un mobiletto in garage, tutt’altro che occultata dal proprietario di casa poi arrestato anche per detenzione di sostanza stupefacente, ovvero i 180 e più grammi di marijuana, e quindi accompagnato in carcere con l’accusa di detenzione di arma illegale e spaccio.
In attesa delle analisi della scientifica, la pistola è stata inviata ai RIS per tutte le verifiche del caso, non ci sono elementi che ricolleghino l’arresto di un 54enne in pensione con l’omicidio di Paolo Stasi, il 19enne ammazzato sull’uscio della sua abitazione in via Occhi Bianchi. D’altro canto, la pista investigativa fiutata dagli stessi inquirenti porterebbe in ben altre direzioni. Eppure, è bastata la notizia battuta, in maniera generica, nella velina dei controlli ad alto impatto eseguiti dai militari in tutta la provincia brindisina per far pensare ad una svolta investigativa. La pistola, tutt’altro che pronta a sparare al momento del ritrovamento, potrebbe, in linea del tutto teorica, essere compatibile con le ferite ritrovate sul corpo di Stasi e, pure, con una scena del crimine priva di bossoli. Tipico di un’arma a tamburo, se pur, in questo caso, di calibro medio e non piccolo. Una perizia balistica e, pure, una comparazione tra la canna dell’arma con l’analisi di alcuni frammenti di proiettile ritrovati nella rampa delle scale dell’abitazione di Stasi potrà, in maniera definitiva, chiarire il dubbio.
L’interrogatorio davanti al Gip
Nel frattempo, il 54enne, nella tarda mattina di martedì, è stato ascoltato dal GIP per l’interrogatorio di convalida. Ha risposto a tutte le domande, nessuna riferita al delitto di via Occhi Bianchi, spiegando i perché e i percome di quel “memorabilia” lasciato in garage.
Insomma, l’indagato ha spiegato che l’arma è un vecchio cimelio di famiglia, mai entrato in funzione, dimenticato in garage chissà da quanti anni. Di più: la marijuana imbustata, e in parte ammuffita, sarebbe, secondo il pensionato, un sacchetto di “erba” priva di principio attivo. Che il racconto sia la verità null’altro che la verità o che piuttosto , anche in questa storia, non tutti i tasselli combacino pienamente, lo si vedrà. Al momento, quel presunto collegamento, semplicemente non c’è.
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