FRANCAVILLA FONTANA – Una storia di ragazzi, ma non una storia per ragazzi, nonostante la presenza in aula di una rappresentanza di studenti dell’istituto commerciale “Calò” di Francavilla Fontana. Una storia ricostruita nei dettagli, nel contesto, nella umana misera, quella raccontata dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza. Un caso, nulla più. Che la requisitoria davanti alla Corte d’Assise di Brindisi arrivi nel giorno in cui Paolo Stasi, ucciso due anni mezzo fa sull’uscio della sua abitazione in via Occhibianchi, avrebbe compiuto 22 anni. Se fosse stato ancora vivo. Se non fosse stato ucciso. Il movente: il debito per droga, portata in casa Stasi dall’esecutore materiale, l’allora minorenne Luigi Borraccino già condannato in primo grado a Lecce che agì in concorso con il complice Christian Candita, alla guida della Fiat Punto che accompagnò il killer nei pressi della casa della vittima.
Ed è per Candita, presente in aula e seduto affianco al suo avvocato, che il pm ha invocato la pena maggiore. Ergastolo con isolamento diurno per l’omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. A pesare è la pianificazione del delitto, dell’agguato.
Si alleggerisce, non era scontato, la posizione di Annunziata D’Errico, mamma della vittima. Per lei, coinvolta nello spaccio che fece da sfondo al delitto, il pm ha chiesto l’assoluzione. Intercettazioni, tabulati, indizi e deduzioni. Nel ragionamento della pubblica accusa trovano spazio scienza e coscienza. Oltre che logica. Tutto, chiaramente, soggetto ora alle valutazioni della Corte presieduta dal giudice Maurizio Saso, a latere Adriano Zullo, dopo le arringhe della difesa. Si avvicina il momento della verità, processuale e parziale, sul delitto di via Occhibianchi.
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