La Corte d’Appello di Catanzaro ha accolto l’istanza di revisione del processo a carico di Giovanni Camassa, agricoltore 57enne di Melendugno, condannato all’ergastolo nel 2012 per l’omicidio di Angela Petrachi, giovane mamma di 31 anni ritrovata morta nel 2002 in un boschetto di Borgagne.
La decisione è arrivata pochi giorni dopo una lettera inviata da Camassa ai suoi figli, in cui gridava la propria innocenza: “Un clamoroso errore giudiziario mi ha tolto la vita, la libertà e la dignità”.
Il punto cruciale che ha portato alla riapertura del caso è il Dna. Nuove analisi, condotte con tecnologie avanzate, hanno individuato una traccia biologica di un altro uomo sulle calze della vittima, mentre nessuna traccia riconducibile a Camassa è stata rilevata. Gli accertamenti hanno anche portato all’identificazione dell’uomo legato alla vittima in passato, un elemento ritenuto rilevante per i giudici.
La Corte ha sottolineato l’importanza delle moderne tecniche di indagine per estrarre profili genetici utili, nonostante il tempo trascorso. Questo, insieme agli elementi probatori emersi, giustifica l’approfondimento nel giudizio di revisione, che si terrà il prossimo 27 gennaio presso la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro.
Camassa, assolto in primo grado e poi condannato in appello per omicidio aggravato, violenza sessuale e vilipendio di cadavere, avrà così la possibilità di difendere nuovamente la propria innocenza. Tuttavia, l’avvocato Silvio Verri, legale dei figli della vittima, ha dichiarato che “non ci saranno elementi sostanziali tali da ribaltare il verdetto”. Le parti civili, ha precisato, restano comunque interessate all’accertamento della verità.
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