Non accenna a invertire rotta la piaga delle minacce ai sindaci e agli amministratori pubblici: nel 2023 sono state 315, praticamente una ogni 28 ore. Ma il dato fa segnare una flessione del 3,5% rispetto al 2022 (all’epoca furono 326), quindi ben lontani dal picco del 2018 (574).
Nel breve volgere di un anno lo scenario delle minacce svela però un aumento dei casi al centro-nord (39% del totale nazionale), in particolare nel Centro (da 30 a 39 casi) e nel nord-est (da 35 a 43). Anche se la zona nera è il Cosentino. E’ quanto risulta dalla fotografia scattata da Avviso pubblico, che a Roma, nella sede della Federazione nazionale della stampa, ha presentato il Rapporto 2023 ‘Amministratori Sotto Tiro’.
La maglia nera delle intimidazioni nel 2023 se l’è aggiudicata, per la prima volta dal 2016, la Calabria, dove sono stati 51 i casi censiti da Avviso pubblico (+21% sul 2022), con una impennata di casi nel Cosentino dove i casi di intimidazione in 15 diverse aree comunali sono stati 15.
A livello regionale i 51 casi della Calabria sono seguiti dai 39 della Campania (-20%), i 35 della Sicilia (-30%) e i 32 della Puglia (-33%). In coda buon ultima in questa triste classifica le Marche (3 casi), preceduta dal Friuli Venezia Giulia (3), Basilicata (4) e Molise (4).
Le minacce verbali e le telefonate minatorie sono le più usate a livello nazionale (nel 17% dei casi), poi ci sono gli incendi (155), lettere e messaggi (14,5%) e i social network (13% ma in aumento). Altro dato di rilievo riguarda i comuni già sciolti per mafia, dove secondo lo studio si è consumato il 21% dei 315 atti intimidatori del 2023 (14 in Campania, 10 in Calabria, 10 in Sicilia, 5 in Puglia e 3 in altre regioni).
“Noi non ci giriamo dall’altra parte, sarà costante l’affiancamento ai sindaci e agli amministratori vittime di minacce. Sui casi di violenza, sia verbale che tramite social o direttamente alla persona, non ci saranno sconti da parte dello Stato, che c’è e è presente”, ha garantito la sottosegretaria agli Interni Wanda Ferro intervenuta alla presentazione del Rapporto. Il presidente di Avviso Pubblico Roberto Montà ha puntato il dito “sull’esercizio del potere della forza, che vìola i paradigmi della democrazia”.
In molti casi, ha sottolineato, tante vittime non denunciano casi di minacce ‘minori’, che nel tempo si aggravano: “Si tratta di mancate denunce che prendono le mosse da una sottovalutazione dei reati, che rappresenta sempre un grave errore”.
Alla presentazione ha detto la sua anche Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, comune del Cosentino tra i più colpiti dalle intimidazioni: “Le minacce arrivano quando si mette mano ad ambiti delicati come gli abusi sul demanio, gli spazi cimiteriali, i posteggi commerciali e altro ancora. E allora molti cittadini ti spiegano che per fare il sindaco bisogna essere una sorta di super eroe, cosa che io contesto perché in realtà certi ruoli dovrebbero essere appannaggio di tutte le persone per bene”.
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