Andrija Novakovich, attaccante del Bari, si presenta con queste parole in conferenza stampa:
A DISPOSIZIONE – “Voglio ringraziare la società, sono contentissimo di essere qui. Io sto bene, sono disponibile, poi le scelte le fa il mister. Il mio obiettivo quest’anno è fare il meglio possibile. Non mi concentro tantissimo sui gol, voglio far giocare bene la squadra. Poi è ovvio, sono un attaccante, i numeri si guardano e io provo ad alzarli il più possibile. Io do il massimo, poi sono sicuro che i gol arrivano”.
CARATTERISTICHE – “In Italia quando sono venuto qui ho giocato la maggior parte delle partite come prima punta, sia con uno al fianco che da solo. In Inghilterra e in Spagna però ho giocato anche esterno e sotto punta. In realtà posso fare tutti i ruoli, è vero che sono alto, ma provo a non essere statico, mi piace dribblare e non credo di essere scarso con i piedi. Poi io faccio tutto quello che mi chiede il mister, posso giocare anche con Lasagna”.
JUVE STABIA – “Come tutti, non ci aspettavamo una prestazione del genere contro la Juve Stabia, ci aspettavamo di più. Ci è mancata un po’ di fame, alla fine le occasioni le abbiamo create. Loro sono stati bravi a giocare sporco, sulle seconde palle. Ci è mancato proprio un pizzico di gioco sporco, ma sono sicuro che metteremo tutto a posto nelle prossime gare”.
LA SCELTA DI BARI – “C’erano altre squadre interessate, ma il Bari per me è sempre stata una società interessante. C’è tutto: lo stadio, la tifoseria, una società seria. Per noi serbi questo stadio è particolare, al San Nicola la Stella Rossa ha vinto la Champions League nel 1991. Ogni volta in cui giocavo qui mi venivano i brividi. Ero contentissimo quando ho sentito la chiamata, non potevo dire di no”.
LA CARRIERA E LA CRESCITA – “Sono figlio di serbi, però sono nato e cresciuto in America e a 17 anni sono andato in Inghilterra dove ho iniziato la carriere con il Reading. Mio padre giocava a calcio, ma non da professionista. La mia cultura è più serba ed europea, sono cresciuto guardando calcio. Quello inglese, ma anche quello italiano. A chiamarmi per primo fu Nesta ai tempi di Frosinone, io seguivo il Milan da bambino e fu proprio la sua chiamata a spingermi a venire in Italia. Il calcio italiano è più difensivo, è più chiuso, in quello inglese si tende ad attaccare maggiormente e i tanti gol che si segnano lo dimostrano”.
RICHIESTE DI LONGO – “Il mister ci chiede di muoverci sulla base di come si muove l’altro, se uno viene incontro l’altro deve allungare la squadra. Soprattutto in Serie B tante squadre giocano a uomo, bisogna muoversi e bisogna vincere i duelli. E’ tosta, però è giusto così”.
IL GRUPPO TROVATO – “Conoscevo tante persone che giocano qui. Lulic è il mio migliore amico nel calcio, con lui ho parlato tanto. Tutti mi dicevano che Bari è una città speciale e che non ci avrei dovuto neanche pensare, la scelta è stata facile”.
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