NOICATTARO (BA) – Un’organizzazione mafiosa radicata, capace di controllare capillarmente il territorio e di gestire lo spaccio di droga anche dal carcere. È il ritratto emerso dall’operazione condotta dal nucleo Gico della Guardia di Finanza di Bari che ha portato oggi, martedì 1° aprile, all’arresto di 22 persone, tra vertici e affiliati al clan Misceo di Noicattaro. I reati contestati vanno dall’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti alla detenzione illecita di droga, fino a tre tentati omicidi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Tentato duplice omicidio
Tra i casi più gravi, quello del tentato duplice omicidio avvenuto il 3 marzo 2021 nella piazza centrale di Noicattaro, dove rimasero feriti due presunti affiliati al clan Misceo. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’episodio sarebbe stato il culmine di una faida con il clan rivale Annoscia, scoppiata per il controllo di una casa popolare rimasta libera dopo la morte del legittimo assegnatario.
Giannella: “Organizzazione molto pericolosa”
A confermare la pericolosità dell’organizzazione è stato Francesco Giannella, procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Bari, che in conferenza stampa ha sottolineato la “grande capacità organizzativa” del clan e la sua “presenza ostentata e visibile nelle zone urbane”, tale da generare omertà e assoggettamento tra i cittadini. “Il problema è che in carcere i cellulari non dovrebbero esserci, ma tutti fanno finta di nulla. Ormai entrano anche con i droni”, ha aggiunto. È proprio attraverso questi telefoni che il capoclan Giuseppe Misceo, detenuto a Secondigliano, continuava a gestire le attività illecite.
Rapporti col clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia di Bari
Le indagini hanno rivelato anche i rapporti con il clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia di Bari, da cui i Misceo si rifornivano di droga poi smerciata nei comuni limitrofi – Triggiano, Adelfia, Gioia del Colle, Capurso e Fasano – utilizzando il metodo del “calo dei cestini” dai balconi. Un vero e proprio mercato h24, come documentato dalle videocamere piazzate dagli investigatori.
Proventi illeciti per sostenere le famiglie
Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati chili di cocaina, hashish e marijuana, oltre ad arrestare in flagranza altri sette soggetti. I proventi dello spaccio venivano anche utilizzati per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti, con “stipendi” mensili tra i 500 e i 1.500 euro in base al grado di affiliazione.
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