Si chiamava Felice Ferrara, aveva 44 anni, sposato con due figlie; è lui la prima vittima sul lavoro in Basilicata del 2025, un tremendo primato di cui nessuno sentiva l’esigenza, ma che purtroppo aggiorna impietosamente il numero di lavoratori che perdono la vita svolgendo il proprio impiego. La regione piange un altro padre, figlio, amico, marito dopo che il 2024 si era concluso con le morti di Gerardo Pepe e Franco Cirelli rimasti coinvolti nell’esplosione del sito Eni di Calenzano, in Toscana.
Ferrara era invece su un cantiere edile in contrada San Chircio nella sua Muro Lucano, in provincia di Potenza. Era lui il titolare della ditta che stava provvedendo alla costruzione di una casa. Un lavoratore esperto, circostanza che rende ancora più irreale agli occhi di colleghi e conoscenti la dinamica della tragedia: infatti sarebbe caduto all’interno della betoniera che era attiva, senza lasciargli scampo.
Sul posto i medici del 118 che non hanno potuto fare altro che riscontrare il decesso, assieme ai Carabinieri e ai Vigili del fuoco, il dolore di un’intera comunità l’ha espresso il primo cittadino di Muro Lucano, Giovanni Setaro.
“Ogni perdita sul lavoro è una ferita profonda per l’intera comunità, un grido che ci ricorda l’urgenza di garantire la sicurezza e la dignità di ogni lavoratore”, ha detto in una nota l’Arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Mons. Davide Carbonaro.
Una morte che per i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Fernando Mega, Vincenzo Cavallo e Vincenzo Tortorelli deve segnare una svolta per affrontare con urgenza ed efficacia la “questione sicurezza” in tutti i luoghi di lavoro. Sicurezza – hanno concluso – che è un diritto fondamentale che non può essere sacrificato per nessuna ragione.
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