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Il carcere di Melfi

Smartphone in cella, blitz nel carcere di Melfi

Operazione della Polizia Penitenziaria, scoperti e sequestrati quattro smartphone. Fenomeno in crescita, l’allarme dei sindacati

Nei giorni scorsi, all’interno della Casa Circondariale di Melfi, la Polizia Penitenziaria ha sequestrato quattro smartphone trovati in possesso di alcuni detenuti. «Un’operazione importante, resa possibile grazie all’attenta attività di controllo e monitoraggio dei nostri agenti, uomini e donne che lavorano con grande dedizione e senso del dovere», dichiarano Rocco Morlino, coordinatore regionale della Polizia Penitenziaria per la Fp Cgil Potenza, e Carmen Sabbatella, segretaria Fp Cgil Potenza.

Criticità strutturali e carenza di mezzi

I sindacati tornano a denunciare una situazione difficile: sovraffollamento, istituti vetusti, mancanza di personale e di strumenti adeguati. «Nonostante tutto — proseguono Morlino e Sabbatella — i poliziotti penitenziari continuano a distinguersi per professionalità e scrupolo. Il Ministero della Giustizia deve intervenire con urgenza per dotare il Corpo di mezzi idonei e affrontare seriamente le criticità delle carceri italiane».

Cellulari in cella: crescita allarmante del fenomeno

La preoccupazione è condivisa anche dalla UILPA Polizia Penitenziaria. Il segretario regionale, Donato Sabia, sottolinea come il fenomeno sia in forte aumento: nel 2022 sono stati sequestrati 1.084 cellulari, nel 2023 si è passati a 1.595 (+47%), e nel 2024 si è toccata quota 2.252 (+41%). Dal 2022 a oggi l’incremento è stato del 110%.

Minaccia per la sicurezza interna

«Questi dispositivi non sono solo strumenti di comunicazione, ma rappresentano un canale diretto con la criminalità organizzata, che consente ai detenuti di impartire ordini dall’interno del carcere – spiega Sabia -. Si tratta di un problema che si affianca al traffico illecito di stupefacenti e che incide pesantemente sulla sicurezza interna degli istituti».

L’appello al Governo

La UILPA Polizia Penitenziaria chiede misure urgenti: «Occorrono tecnologie avanzate, sistemi di rilevamento, inibitori di segnale. Il personale è sempre più sotto organico, costretto a turni massacranti di 12 ore per vigilare su oltre 62mila detenuti, a fronte di una capienza di 46mila posti e con meno di 18mila agenti in servizio».

Il plauso agli agenti di Melfi

Sabia conclude ringraziando il personale della Casa Circondariale di Melfi: «Un’operazione che dimostra ancora una volta professionalità e dedizione. La struttura ospita esponenti di spicco della criminalità organizzata, ma grazie al lavoro degli agenti si garantisce la sicurezza di tutti».

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