Un caso drammatico avvenuto a Lecce, ha coinvolto una bambina di soli otto anni originaria del Mali. La giovane è stata ricoverata d’urgenza presso l’ospedale “Fazzi” a causa di complicazioni legate all’infibulazione, una pratica di mutilazione genitale femminile che continua a rappresentare una grave violazione dei diritti umani. In risposta a questa situazione, il Senatore Roberto Marti ha rilasciato un comunicato stampa in cui esprime la sua profonda preoccupazione e condanna nei confronti di tali pratiche.
Il senatore ha sottolineato l’inaccettabilità di episodi di mutilazione genitale nel nostro paese, evidenziando come questa pratica, oltre ad essere vietata dalla legislazione italiana, infligga danni irreparabili non solo al corpo delle donne, ma anche alla loro vita nel complesso. “La salute e il benessere delle bambine devono essere al centro delle nostre politiche e delle nostre azioni”, ha affermato, richiamando l’importanza di un approccio proattivo nella lotta contro queste atrocità.
Marti ha messo in evidenza la necessità di indagare a fondo le circostanze che hanno portato a questa terribile mutilazione. Le autorità competenti, infatti, sono al lavoro per fare luce sulla situazione e per garantire che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni. “È fondamentale che i responsabili di tali atti siano portati di fronte alla giustizia e che vengano adottate tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e la protezione delle vittime”, ha dichiarato, sottolineando il ruolo cruciale delle istituzioni nel tutelare i diritti delle più vulnerabili.
La dichiarazione del senatore si conclude con un forte invito alla mobilitazione collettiva per sensibilizzare su questo tema. “È nostro dovere garantire che ogni bambina possa crescere in un ambiente sano e protetto, libero da violenze e abusi”, ha affermato Marti, esortando le comunità, le organizzazioni sociali e le istituzioni a collaborare in una campagna di sensibilizzazione contro la mutilazione genitale femminile.
Questo appello non è solo un’invocazione alla giustizia, ma un richiamo alla responsabilità collettiva affinchè ogni bambina possa vivere in libertà e dignità.
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