Davanti all’ingresso di viale Pinto del Policlinico Riuniti di Foggia si è svolta una manifestazione organizzata dalle sigle sindacali dei sanitari. L’evento è stato indetto in risposta ai ripetuti episodi di violenza contro il personale sanitario registrati nelle ultime settimane a Foggia e in altre città italiane.
Il presidio, attivo fino alle 13:30, ha visto la partecipazione di medici, infermieri e professionisti sanitari. Presenti anche i medici specializzandi dell’Università degli Studi di Foggia e l’Ordine dei Medici.
Lo slogan della manifestazione, organizzata da Anaao Assomed e dalla federazione Cimo, è stato chiaro e deciso: “Ora basta. Uniti contro le aggressioni al personale sanitario”.
“La manifestazione deve rappresentare il disagio dei professionisti sanitari, che sono il parafulmine di un malessere della popolazione causato dalla carenza strutturale di personale e di risorse. A farne le spese sono i cittadini”, ha dichiarato Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani, emergenza area critica (Aaroi Emac). ”Siamo qui a testimoniare l’indispensabilità di una ricostruzione del rapporto di fiducia tra sanità e cittadini che si è persa nei decenni”, ha aggiunto.
Fabrizio Corsi, segretario aziendale Anaao Assomed, ha evidenziato come il problema sia di portata nazionale: “I numeri sono chiari. Tantissime aggressioni avvengono in tutto il Paese”. Corsi ha concluso sottolineando l’importanza di investire nella sanità pubblica: “Se non si riesce a mantenere nel sistema i medici, che oggi cercano altre strade più redditizie e sicure, sarà difficile invertire questa tendenza”.
I medici ospedalieri non sono più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri e in condizioni psicologiche tali da non garantire cure adeguate. Se non arriveranno risposte concrete, i sindacati sono pronti a proclamare lo stato di agitazione fino allo sciopero.
Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, hanno aperto la manifestazione per esprimere vicinanza ai colleghi aggrediti recentemente al Policlinico di Foggia e a tutti coloro che negli ospedali sono quotidianamente bersaglio di violenza. “La manifestazione di oggi ha visto la partecipazione di centinaia di medici, che hanno voluto denunciare l’assoluta gravità di un atto barbaro nei confronti di professionisti che dedicano la loro vita a curare le persone. Gli episodi di aggressione a danno degli operatori sanitari sono in aumento, sottolineando una vera emergenza sociale che richiede una risposta decisa e risolutiva. Non siamo più disposti a porgere l’altra guancia”, hanno concluso i rappresentanti sindacali, annunciando la possibilità di uno sciopero in assenza di interventi concreti.
Tra i manifestanti, anche le testimonianze di chi vive quotidianamente la paura sul lavoro. Alessandra Manzi, dottoressa foggiana, ha raccontato: “Faccio turni nella continuità assistenziale e spesso la notte sono da sola in sedi periferiche. Abbiamo paura a lavorare in queste condizioni. Non nascondo che anche io sono stata vittima di minacce e aggressioni”.
Giuseppe Cartagena, medico specializzando, ha aggiunto: “Durante il servizio di guardia medica veniamo minacciati e aggrediti dai pazienti, perché spesso chi viene da noi pretende prestazioni che non possiamo erogare. Non serve a nulla spiegare il perché”.
Anche la dottoressa Francesca Pastorino ha ricordato di essere stata “minacciata e aggredita” mentre era in servizio. “Quando lavoriamo dobbiamo tenere a bada anche l’emotività che potrebbe essere scatenata dalle accuse e dalle offese che riceviamo”, ha dichiarato.
“È falsa la percezione di una contrapposizione tra medici e cittadini”, ha affermato Gaetano Serviddio, direttore del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Foggia, rigettando l’idea di una presenza dell’esercito nei reparti. “Vogliamo un rapporto continuo e diretto con i nostri pazienti, ma registriamo una rabbia crescente tra i cittadini, costretti ad attendere anche 15-18 ore al pronto soccorso. Questa situazione è il risultato di un problema più profondo: il peso dell’assenza di una medicina territoriale efficace grava interamente sugli ospedali, che diventano l’unico punto di riferimento e finiscono per congestionarsi”. Serviddio lancia un messaggio: “Vorrei che passasse uno slogan: ‘curati di chi ti cura’. Noi siamo sempre vicini ai nostri pazienti, a qualsiasi ora, ma sugli ospedali si scarica l’intero bisogno di welfare e assistenza della cittadinanza”.
La manifestazione ha lanciato un segnale forte e chiaro: la sicurezza degli operatori sanitari è una priorità che non può più essere ignorata.
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