Sono trascorsi vent’anni dal giorno in cui una mano assassina ha strappato a famiglia, amici e alla sua città la piccola Giusy Potenza. Così commenta l’avvocata Innocenza Starace, che rappresenta i familiari della giovane uccisa a Manfredonia nel 2004.
Era il 13 novembre di vent’anni fa quando il corpo della 14enne, sfigurato e ucciso brutalmente a sassate, venne ritrovato su una scogliera alla periferia della città. Un omicidio che sconvolse non solo la provincia di Foggia, ma l’intero Paese. Per quel delitto fu arrestato Giovanni Potenza, cugino di secondo grado della vittima, che all’epoca aveva 27 anni. Condannato in via definitiva a 30 anni di carcere, Potenza raccontò di una presunta relazione clandestina tra lui e la giovane, sostenendo che, durante un litigio, Giusy lo avrebbe minacciato di rivelare tutto alla moglie, portandolo a compiere l’atroce gesto.
Tuttavia, la famiglia di Giusy non ha mai creduto a questa versione dei fatti. “La famiglia è convinta che Potenza abbia avuto dei complici e nasconda qualcosa – dichiara l’avvocata Starace -. Sappiamo chi è l’assassino, ma restano dubbi sulle modalità dell’omicidio e su eventuali complici”.
Starace ha anche voluto sottolineare la necessità di un cambiamento sociale: “Troppi uomini continuano a considerarsi padroni della vita delle donne. È necessario l’impegno di tutti, uomini e donne, per testimoniare insieme il rispetto e il sostegno reciproco. Solo così si potrà porre fine a questa ferocia”.
L’ombra di Giusy continua a gravare sulla memoria di Manfredonia e sul desiderio di giustizia della sua famiglia.
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