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Maglie: la trama corruttiva tra Sticchi, Castrignanò e un avvocato

Conversazioni intercettate e manovre dietro le quinte hanno rivelato come i rapporti corruttivi siano partiti nell’ottobre 2020

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, un fitto intreccio di conversazioni intercettate e manovre dietro le quinte, ha rivelato come, a partire dall’ottobre 2020, si siano instaurati rapporti corruttivi tra l’assessore Marco Sticchi del Comune di Maglie e l’imprenditore Marco Castrignanò, con la partecipazione attiva di un Gorgoni. L’analisi delle intercettazioni mette in luce una strategia finalizzata a favorire interessi economici illeciti, a discapito dell’interesse pubblico e delle casse comunali.

Attività e manovre dell’assessore Marco Sticchi

Fin dai primi mesi della nuova giunta, subito dopo la sua composizione, l’assessore Marco Sticchi ha orientato le sue attività verso una serie di manovre volte a risolvere questioni personali e familiari che si intrecciavano con interessi economici. In particolare, le indagini hanno fatto emergere come Sticchi abbia rivolto a Marco Castrignanò la richiesta di agire per convincere l’avvocato a trovare un “accomodamento” in relazione a controversie riguardanti la gestione dell’azienda agricola di famiglia.

Il contenzioso verteva sul tema dell’intestazione societaria, con il timore che il fratello Roberto potesse acquisire pari quota del compendio aziendale, cosa che avrebbe potuto estromettere l’assessore dai benefici economici. Le intercettazioni rivelano come Sticchi, in maniera preoccupante, cercasse conferme sul rapporto tra il legale e suo fratello, insinuando dubbi e chiedendo in maniera esplicita se l’avvocato fosse ancora “in rapporto” con lui.

Conversazioni e tentativi di influenza

Le registrazioni telefoniche – numerose e articolate – mostrano un susseguirsi di scambi in cui emergono chiaramente i tentativi di influenzare il comportamento dell’avvocato. In una prima fase, Sticchi si è rivolto a Castrignanò, chiedendo con insistenza di non contattare il difensore in questione, nonostante le informazioni contrastanti che provenivano dai familiari. La risposta di Castrignanò fu pronta e diretta: si propose di incontrarsi il giorno seguente, anche per un semplice caffè, al fine di discutere la strategia da adottare.

Successivamente, il 17 febbraio 2021, un ulteriore scambio evidenziò la frustrazione dell’assessore, che, dopo aver ricevuto un atto scritto a firma dell’avvocato (inviato tramite un altro legale), esprimeva il proprio sconcerto per le dichiarazioni contenute nel documento. Castrignanò cercava così di placare l’ira di Sticchi, minimizzando il valore delle “carte” e sottolineando come ognuno portasse “acqua al mulino suo”.

L’insistenza per un intervento mirato non si limitava a questi episodi: in diverse conversazioni, l’imprenditore reiterava il proprio impegno a fissare nuovi incontri con l’avvocato, invitando il legale a modificare il proprio assetto difensivo in favore degli interessi dell’assessore. In un passaggio particolarmente significativo, Castrignanò, in dialogo con la madre dei fratelli Sticchi, dichiarava con fermezza che il legale era “dalla parte nostra”, un’affermazione che, sebbene priva di ogni giustificazione etica, evidenziava la riuscita operazione di persuasione nei confronti di un professionista che avrebbe dovuto rimanere imparziale.

Strategie di pressione e manipolazione

Le intercettazioni fanno emergere la duplice dimensione della vicenda: da una parte, il tentativo di Marco Sticchi di ottenere un riconoscimento economico per sé nella gestione dell’azienda di famiglia, e dall’altra, il ruolo centrale svolto da Marco Castrignanò nel mediare e premere affinché l’avvocato abbandonasse i propri obblighi difensivi in favore del plico corruttivo.

In una conversazione datata 31 maggio 2021, Castrignanò ribadiva che il difensore di Roberto Sticchi era già a conoscenza delle posizioni da assumere, sottolineando come non fosse necessario alcun ulteriore sollecito, poiché “il messaggio è chiaro”. Un ulteriore colloquio del 21 settembre 2021 tra Castrignanò e l’avvocaro, ha confermato la natura unilaterale delle pressioni: l’interesse principale era esclusivamente quello di assicurare benefici economici a Sticchi, a scapito del corretto svolgimento del mandato difensivo.

Esito economico: la costituzione dell’azienda agricola

Dopo mesi di pressioni, negoziazioni e accordi illeciti, il quadro si è compiuto il 29 luglio 2022. In quella data è stato registrato l’atto di costituzione dell’“Azienda agricola Sticchi di Sticchi Marco e Roberto s.n.c.”, un documento ufficiale redatto dal notaio pubblico dott. De Donno a Maglie.

Questo atto ha sancito la modifica delle sorti economiche dell’assessore, che è passato a detenere una quota del compendio aziendale – quota che il fratello Roberto, in un primo momento, non era disposto a condividere. Tale cambiamento è stato il risultato diretto delle pressioni esercitate sul difensore, che, spinto dagli accordi corruttivi stipulati con Castrignanò, ha modificato il proprio comportamento in maniera decisiva, favorendo così gli interessi del politico.

L’intera vicenda, documentata attraverso numerose intercettazioni, rivela la dimensione corruttiva che ha caratterizzato il rapporto tra il mondo politico e quello imprenditoriale a Maglie. Le azioni messe in atto, finalizzate a garantire vantaggi economici illeciti, hanno avuto un impatto negativo sia sull’interesse pubblico sia sulla gestione trasparente delle risorse comunali.

Questo caso, che ha visto l’assessore Marco Sticchi, l’imprenditore Marco Castrignanò e l’avvocato coinvolti in un elaborato sistema di pressioni e manovre, evidenzia quanto sia necessario vigilare su rapporti così intimi fra istituzioni e interessi privati, affinché il potere non venga strumentalizzato per fini corruttivi e illegittimi.

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