Lucera (FG) – Una storia semplice capace di restituire speranza e fiducia alle nuove generazioni. Quelle spesso additate come perditempo, passaguai, svogliate, apatiche, maleducate, quando va bene. Ma questa volta la storia sembra ribaltare la prospettiva e lanciare un messaggio rincuorante.
Antonio Colatruglio, quale presidente dell’Avis di Lucera, non più di due mesi fa aveva donato, con fierezza ed orgoglio, alla città di Lucera una panchina gigante, posizionata nel bel mezzo della villa comunale, di fronte alle splendide mura della fortezza svevo-angioina.
“La panchina gigante è un monumento d’arte moderna, simbolo della solidarietà ad opera ed in memoria dei donatori dell’AVIS che ne hanno finanziato il progetto dello stesso, posto in direzione di visione panoramica verso il castello Svevo – Angioino, nonché il subappennino dauno”, si legge dalla pagina web della Gazzetta di San Severo che ne preannunciava, felice, l’imminente inaugurazione.
Ma non c’era stato neanche il tempo di inaugurarla che era stata già fatta oggetto di vandalismo. Ignoti, notte tempo, avevano danneggiato le doghe in legno che sormontano la seduta.
Vandalismo che si aggiunge a vandalismo si è letto su più testate locali; la villa Comunale che nel suo cuore porta ancora i segni di ignobili gesti che hanno ferito a morte “il concertino” (scempio che tutti possono osservare), è stata teatro dell’ennesimo scempio.
Quella stessa villa in cui spesso monopattini elettrici, ciclomotori condotti da scapestrati, attentano alla sicurezza ed all’incolumità delle famiglie che passeggiano all’ombra degli alberi, cercando refrigerio nei giorni di calura estiva, oppure solo di ricordarsi come sia bella quella terrazza sul Colle Belvedere che domina il tavoliere e che conquistò anche i romani.
Quella stessa villa dove qualche idiota vicino alla panchina “della legalità”, nel maggio scorso, aveva imbrattato con vernice spray la scritta dedicata a Peppino Impastato. In quella circostanza, Pierluigi Colomba, l’ex assessore alla cultura al Comune di Lucera aveva parlato di “grande amarezza e sconforto”.
Risale a qualche giorno fa l’ultimo sfregio alla panchina gigante, per 4 volte già danneggiata e per altrettante volte rimessa a nuovo dall’Avis nell’arco di soli 2 mesi; questa volta qualcuno aveva pensato bene di lasciare la propria firma sul monumento, con tanto di indirizzo social.
Il presidente Colatruglio ne ha parlato con il Comandante dei Carabinieri: “Comandante io non voglio procedere contro queste persone, ma vorrei far comprendere loro che queste cose non si fanno, perché così si fa il male della loro stessa città”.
Così, allora dopo aver compreso, rintracciato e contattato le responsabili, i Carabinieri hanno convocato in caserma le tre ragazze, una delle quali minorenne ed insieme a loro i vertici dell’Avis.
Il resto è stato un esempio virtuoso di educazione civica, che vale molto più di mille paternali o lezioni e le cui protagoniste sono state proprio loro, le ragazze; si sono subito dette costernate, pentite e amareggiate ed è partita da loro la volontà di porre rimedio immediatamente a quanto fatto; carta vetrata alla mano hanno levigato la parte di superficie in pietra della panchina che era stata deturpata, mettendoci quasi due ore di olio di gomito.
E alla fine la panchina è tornata come era prima
Ma le ragazze hanno voluto fare di più, sorprendendo tutti; dopo che il presidente ha spiegato loro cosa è l’Avis, di cosa si occupa, dell’importanza della missione di tale associazione di volontariato, ne hanno entusiasticamente sposato la causa; ora l’Avis conta tre volontarie in più.
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