GROTTAGLIE – Restano forti le tensioni tra la direzione dello stabilimento Leonardo di Grottaglie e le rappresentanze sindacali di Fim, Fiom e Uilm, dopo l’incontro dell’1 aprile sull’aggiornamento produttivo per il 2025.
Al centro del confronto, l’attuazione del piano “Z62” inviato da Boeing e il progressivo incremento del rate produttivo da 5 a 7, previsto entro fine anno, con il conseguente graduale rientro dei lavoratori attualmente in trasferta presso altri siti.
Secondo i sindacati, tuttavia, l’azienda continua a mostrare “comportamenti di sufficienza” e “scaricabarile verso altri livelli divisionali”, senza fornire reali garanzie di rilancio per il sito. In particolare, viene criticata la decisione di produrre la prima APPM del programma EuroMale, smentendo quanto affermato dall’ad Roberto Cingolani lo scorso febbraio, quando aveva definito il programma “nato vecchio”.
Leonardo ha inoltre annunciato nuovi investimenti nel ripristino di un secondo autoclave, in vista di un possibile aumento del rate produttivo per il B787. Una mossa che, secondo le rsu, conferma la totale dipendenza del sito dal cliente Boeing, in contrasto con le precedenti dichiarazioni della stessa azienda.
I sindacati chiedono trasparenza sugli investimenti e ribadiscono la necessità di puntare su una reale diversificazione: «Occorre dotare Grottaglie di un’autoclave diversa, che consenta la produzione di componenti più piccoli. Solo così si può superare la monocommittenza e rendere lo stabilimento davvero attrattivo».
Per le rsu, inoltre, risulta incomprensibile la scelta di continuare a produrre fusoliere nella stessa quantità di quelle ritirate, mantenendo di fatto inalterato il buffer: «Solo un anno fa l’azienda parlava di chiusura per 4 mesi a causa dell’insostenibilità economica di questo scenario».
Infine, i sindacati chiedono un confronto sul rientro dei lavoratori in trasferta, in relazione ai carichi di lavoro e all’accordo sulla gestione degli spazi condivisi con la Divisione Elicotteri.
«Leonardo dimostra di non voler realmente diversificare. Le decisioni assunte appaiono finalizzate solo a gestire la permanenza dei lavoratori, rendendo il sito vulnerabile e legato esclusivamente a un cliente considerato fino a poco tempo fa del tutto inaffidabile. Continueremo a lottare per la salvaguardia dell’impianto e dell’occupazione», concludono Fim, Fiom e Uilm.
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