ANDRIA- “Lo scorso 8 febbraio la Camera dei deputati ha definitivamente approvato la modifica degli articoli 9 e 41 della nostra Carta Costituzionale, riconoscendo l’ambiente come valore costituzionale da tutelare con la finalità di affermare i diritti ambientali che devono andare di pari passo con le esigenze di migliorare e non peggiorare il benessere e la qualità della vita dei cittadini”.
Con queste parole il coordinatore regionale del movimento ecologico FareAmbiente, Benedetto Miscioscia, ha espresso soddisfazione per l’entrata in vigore della riforma “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” inserita tra i principi fondamentali dalla Carta costituzionale.
“Non posso che approvare favorevolmente tale provvedimento che va a colmare un vuoto costituzionale, tenuto conto che la parola ambiente, già nel 2001 con la riforma del Titolo V della Parte II, relativo ai rapporti tra Stato, regioni ed enti locali con l’art. 117, era già stata fatta entrare in Costituzione dalla finestra, attribuendo, appunto, allo Stato la legislazione esclusiva in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, lasciando le materie di legislazione concorrente (cioè di competenza sia statale sia regionale) quelle relative al governo del territorio e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali”.
L’intervento del presidente nazionale FareAmbiente, Vincenzo Pepe
A tal proposito è intervenuto il presidente nazionale di FareAmbiente, il professore Vincenzo Pepe, che ha salutato con viva soddisfazione, la recente approvazione della Riforma Costituzionale che ha recepito all’art. 9 e all’art. 41 “la tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, oltre a disciplinare i modi e le forme di tutela degli animali”. “L’auspicio – ha detto il presidente Pepe- è che questi principi non rimangano solo sulla carta, ma devono rientrare realmente e concretamente nella cultura ambientale di tutte le comunità. Principi che devono rientrare in una cultura che non deve essere vissuta in termini ideologici e fondamentalisti, ma deve puntare a sviluppare e far crescere un ambientalismo costruttivo, illuminato e ragionevole, che sappia coniugare la necessità dello sviluppo del nostro Paese con la sostenibilità di un ambientalismo green, senza rinunciare a quello che è lo sviluppo che deve andare di pari passo alle crescenti esigenze socio-economiche delle comunità.
È bene ricordare che FareAmbiente è l’unico movimento ambientalista che da anni rivendica una cultura d’ambiente che non si basa sul no o sul sì a priori, ma fonde i suoi principi sui metodi scientifici che devono spiegare qual è il rischio minore che si corre per favorire sviluppo e innovazione per una buona qualità della vita, atteso che la tutela dell’ambiente è anche identità dei territori; cultura dell’uomo che con la sua creatività e la sua intelligenza, riesce a far sì che ogni cittadino possa avere diritto a una buona qualità della vita. Se le aspettative di vita oggi arrivano a superare i 90 anni, è grazie anche alla tecnologia che deve essere sostenibile. Più l’innovazione tecnologica avanza, più ci sarà un miglioramento delle condizioni di qualità della vita coniugata all’eco-sostenibilità e a un nuovo concetto di cultura ambientalista che guarda a un nuovo umanesimo ambientale del terzo millennio basato sul realismo del “Fare” e l’ottimismo della “Ragione”.
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