TARANTO- Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Legambiente Taranto in cui si chiede l’adozione di un nuovo Pug (Piano urbanistico generale) che realizzi una svolta lungamente attesa della tutela della natura e che, quindi, si oppone a una nuova espansione in zona Cimino.
“Il consumo di suolo in Italia, in base ai dati dell’ultimo Rapporto Ispra, nel 2021 è stato pari a 69,1 chilometri quadrati, circa 19 ettari al giorno, più di 2 metri quadrati al secondo. Si tratta del valore più alto degli ultimi dieci anni, in accelerazione rispetto al passato recente, assolutamente insostenibile, causa della scomparsa di aree naturali e agricole sostituite da nuovi edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici, produttivi. La copertura artificiale del suolo nel nostro Paese è ormai arrivata al 7,13% -mentre la media UE è del 4,2%- con gravi conseguenze non solo ambientali, ma anche economiche, per i costi connessi alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo, stimati in ben 8 miliardi di euro.
A Taranto nel 2021 il consumo di suolo nell’anno è stato pari a 16, 41 ettari (in incremento rispetto ai 10,1 ettari del 2020), portando il suolo totale consumato, per effetto di scelte scellerate compiute in passato e di un piano regolatore sovradimensionato, a 5.337 ettari, pari a ben il 21,6% del totale disponibile. Un dato elevatissimo, 3 volte la media nazionale, 5 volte la media UE, che per Legambiente rende prioritaria la necessità di contenere fortemente e possibilmente fermare il consumo di suolo nel nostro territorio. Necessità resa ancora più stringente dalla costante decrescita demografica della città dei due mari: il 31 dicembre 2013 Taranto aveva più di duecentotremila abitanti, agli inizi di quest’anno meno di centonovantamila, con una perdita di oltre quattordicimila abitanti in soli otto anni. Come se fosse scomparso San Giorgio Jonico. O Statte.
Sono dati su cui crediamo occorra fermarsi a riflettere e che, a nostro avviso, vanno assunti come il primo parametro su cui valutare le singole scelte che impattano con il futuro del nostro territorio, come nel caso della proposta di suddivisione della sottozona 32 del Piano Regolatore in sei subcomparti.
Rispetto ad essa, in base alle informazioni disponibili, riteniamo pienamente condivisibile la previsione della realizzazione di interventi attraverso apposito Piru (Programma di rigenerazione urbana) per i comparti indicati con le lettere E ed F, più prossimi alla città consolidata, già antropizzati e sviluppatisi in modo disordinato. Anche la scelta di attendere l’adozione del nuovo Pug, proposta per il comparto indicato con la lettera D, situato dopo il centro commerciale ex Auchan, in direzione di San Giorgio Jonico, ci appare condivisibile, visto il rinvio ad uno strumento di programmazione frutto di una visione d’insieme estesa all’intera città.
Destano invece forti preoccupazioni le indicazioni relative ai comparti B e C, situati subito prima del centro commerciale, per i quali, pur escludendo la realizzazione di edilizia residenziale, le altre destinazioni d’uso ammesse aprirebbero la strada a un rilevante consumo di suolo.
In base alla declaratoria contenuta nell’articolo 38 delle Nta risultano in generale ammissibili molteplici destinazioni: possono essere costruiti infatti edifici direzionali, studi professionali e uffici in genere, pubblici e privati, sedi di rappresentanza e attività commerciali di ditte, istituti di credito, banche, mostre di prodotti manifatturieri, sedi e punti di vendita di grandi organizzazioni commerciali, attività commerciali in genere, attrezzature terziarie di supporto connesse o attinenti alle attività commerciali e direzionali, attrezzature alberghiere e turistico-ricettive, edifici per il culto ed opere connesse, attrezzature complementari per il richiamo pubblicitario e il trattenimento sociale e culturale del pubblico (centri socio – culturali e assistenziali, sale per riunioni, biblioteche, sale per spettacolo e svago, teatri, cinematografici, ecc.), edifici per l’istruzione in genere e relativi annessi anche residenziali, poliambulatori, farmacie, posti di pronto soccorso, laboratori di analisi, cliniche private. Si configurerebbe quindi, nei comparti B e C, una ulteriore espansione urbana cui Legambiente è assolutamente contraria sia per il rilevante consumo di suolo connesso, sia per il decremento demografico in atto, sia perché non si ravvede una effettiva necessità di allocare proprio in quei comparti tutta una serie di servizi, considerando le possibilità offerte sia dai comparti E ed F, limitrofi, che più in generale dalla città nel suo complesso.
Taranto è segnata dalla presenza di molte periferie che non hanno bisogno di nuove espansioni che le dilatino, o della distruzione di ulteriore terreno agricolo per “riempire i vuoti” tra centro abitato e nuovi insediamenti periferici, ma di interventi di riqualificazione, di piani di rigenerazione urbana. Il suolo che si continua a consumare, coprire, impermeabilizzare, inquinare è essenziale per la lotta ai cambiamenti climatici: esso contiene il più importante stock di carbonio terrestre e una sua gestione corretta e sostenibile è essenziale per contrastare gli effetti devastanti del climate change. Per questo è indispensabile preservarlo il più possibile.
Per Legambiente la priorità oggi è giungere nei tempi più rapidi possibili alla adozione del nuovo Piano Urbanistico Generale di Taranto, che permetta di inquadrare in un disegno complessivo, frutto di una visione d’insieme, le singole scelte, che dia risposte alle esigenze dei cittadini evitando la reiterazione degli errori del passato, che realizzi una svolta lungamente attesa, nel segno del contenimento, della ricucitura del tessuto urbano esistente, della tutela della natura, rispetto alla realtà di un territorio il cui suolo, negli anni, è stato consumato in maniera devastante.
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