La situazione sanitaria nell’Asl di Lecce presenta un quadro preoccupante, contrassegnato da tempi d’attesa eccessivi per prestazioni fondamentali. Un esempio emblematico è rappresentato dalla colonscopia totale, con ben 565 giorni d’attesa, e dall’esofagogastraduodenoscopia con biopsia, fissata addirittura a 636 giorni.
Queste prestazioni, in regime programmato, dovrebbero essere garantite entro 120 giorni dalla prenotazione. Ma non è tutto: le attese si allungano anche per le visite specialistiche. La prima visita cardiologica richiede 236 giorni, quella endocrinologica 222 giorni e l’urologica 255 giorni.
Ancora più allarmante è la situazione relativa alle risonanze magnetiche: per quella dell’encefalo e tronco si registrano 305 giorni di attesa, mentre per l’addome inferiore e il scavo pelvico si arriva a 304 giorni.
Questi ritardi costringono gli utenti a un’attesa frustrante, portandoli in alcuni casi a rinunciare alle prestazioni sanitarie, o, in alternativa, a rivolgersi a strutture private, spesso a pagamento. Un fenomeno che mette in luce una crescente disuguaglianza nell’accesso alle cure.
La Regione Puglia tiene sotto controllo questa situazione attraverso rilevazioni semestrali, l’ultima delle quali è stata effettuata nel periodo dal 1 al 5 luglio 2024. L’obiettivo è monitorare l’andamento delle liste d’attesa e identificare possibili correttivi. I medici prescrittori catalogano le prestazioni in base alla loro urgenza: “urgenti” da erogare entro 72 ore, “brevi” entro 10 giorni, “differibili” entro 30 giorni per le visite e 60 per gli esami diagnostici, e “programmate” entro 180 giorni.
Mentre le prestazioni urgenti e brevi rispettano i tempi standard, le visite differibili mostrano un incremento delle attese, con la cardiologica fissata a 45 giorni e la neurologica a 51. Tuttavia, il settore oncologico mostra segnali di miglioramento.
La cronica carenza di personale continua a rappresentare un ostacolo significativo nel garantire un servizio tempestivo. Per affrontare questa criticità, la giunta regionale pugliese ha stipulato un accordo da 30 milioni di euro con strutture sanitarie private accreditate nel 2024, con l’intento di ridurre i tempi di attesa per visite specialistiche, esami diagnostici e prestazioni ambulatoriali.
Questi fondi sono stati ricevuti dal governo per recuperare le prestazioni sanitarie compromesse dalla pandemia da Covid-19, destinando circa 20 milioni a ricoveri e servizi di day hospital, e 10 milioni a prestazioni ambulatoriali e di radiodiagnostica.
Parallelamente, il Nucleo ispettivo regionale in sanità (Nirs) è attivamente coinvolto nella verifica delle liste di attesa, raccogliendo segnalazioni da associazioni e cittadini su presunte anomalie. Le problematiche segnalate variano dalle agende chiuse ai tempi d’attesa per esami e visite che superano i limiti di legge, fino alla gestione delle prenotazioni da parte di singoli reparti o medici.
In alcuni casi, le segnalazioni sono state trasferite anche alle forze dell’ordine, come confermato dal governatore Michele Emiliano durante un recente incontro in Consiglio regionale sul Bilancio. La situazione si articola quindi in due filoni: uno di tipo amministrativo, gestito dal Nirs, e l’altro di natura investigativa, affidato alle autorità competenti.
In conclusione, il sistema sanitario leccese si trova di fronte a una sfida complessa, caratterizzata da ritardi e inefficienze che necessitano di interventi urgenti e mirati per garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure.
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