Nel 1684 la nobildonna Teresa Paladini, dando seguito alla volontà testamentaria del marito Bernardino Verardi, stroncato prematuramente dalla malattia il 3 dicembre 1679, fece edificare lungo l’antico decumano romano, convertito in asse stradale privilegiato della Lecce sacra e nobilissima, la chiesa di Sant’Anna, adibendo il suo palazzo gentilizio, all’accoglienza di vergini, vedove o “malmaritate” di determinate famiglie aristocratiche, che pur di sfuggire al loro triste destino preferivano la vita claustrale. Dopo anni di degrado un recente intervento di restauro ha riportato all’antico splendore quel tempio, attribuito a Giuseppe Zimbalo, oggi di proprietà del Comune insieme al Conservatorio ad esso attiguo. In sinergia con l’Arcidiocesi è stato affidato alla gestione dell’associazione culturale “Antonio Pignatelli” per la promozione di eventi culturali, mentre le funzioni religiose sono officiate secondo il rito romano tridentino dai canonici dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote. Prosegue l’incessante lavoro di restauro di altari e dipinti. Dopo la pala della Natività e dell’ovale dell’Addolorata è stata la volta degli ovali di fine Seicento, raffiguranti i santi Pietro e Paolo, riconoscibili per il loro attributi iconografici, il cui autore rimane ancora ignoto. Il ritorno dei dipinti, restaurati da Rossana Loiacono, è stato salutato dalle associazioni culturali “Antonio Pignatelli” e “Festinamente”, dal concerto di Carlo Maria Barile che ha ripercorso pagine organistiche di un viaggio barocco da Napoli a Lipsia tra preludi, toccate, fantasie e fughe a suggello del binomio musica e arte in grado di costruire ponti.
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