La tragica conta delle morti sul lavoro non si arresta. Nicola e Daniel sono solo le ultime vittime di un dramma che si consuma senza tregua, giorno dopo giorno, in tutta Italia. Nel 2023, sono stati 1.090 i lavoratori che hanno perso la vita, una media agghiacciante che significa un incidente mortale ogni due giorni.
Una situazione inaccettabile, che impone risposte concrete e urgenti. Proprio per questo, nella mattinata di mercoledì 26 marzo, nel Salone degli Specchi della Prefettura di Lecce, è stato rilanciato il protocollo per la sicurezza sul lavoro, un’intesa che coinvolge Regione Puglia, Provincia di Lecce, Prefettura, ASL, sindacati e Confindustria, con l’obiettivo di rafforzare le misure di prevenzione e contrastare questa piaga sociale.
Ogni vittima è una sconfitta della società
Ogni morte sul lavoro rappresenta un fallimento collettivo: significa che le misure di sicurezza non hanno funzionato, che la precarietà ha imposto condizioni di lavoro inaccettabili. Dietro ogni tragedia, ci sono famiglie distrutte, figli, coniugi, genitori privati di una persona cara, costretti a fronteggiare non solo il dolore, ma anche le difficoltà economiche e sociali che derivano dalla perdita di un sostegno fondamentale.
Il problema non è solo numerico, ma anche sociale: più basso è il ceto di provenienza di un lavoratore, maggiore è il rischio di incidenti sul lavoro e più difficile sarà per i familiari riprendersi dopo una tragedia simile.
La sicurezza sul lavoro: un diritto, non un lusso
La sicurezza sul lavoro non può essere un compromesso, ma un diritto inalienabile. È un valore culturale, il segno di una professionalità che deve essere sempre garantita e tutelata. Perché quando muore un lavoratore, non si perde solo una vita, ma viene colpita la dignità di un intero Paese, vengono feriti i principi di giustizia e libertà su cui si fonda la nostra società.
Per questo, la battaglia per la sicurezza non può essere lasciata alle sole istituzioni, ma deve coinvolgere imprese, sindacati, lavoratori e cittadini, in un impegno costante affinché nessuno debba più trovarsi a scegliere tra vivere e lavorare.
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